Intervista TheBuckle

THEBUCKLE

Rocker come pochi questi TheBuckle, duo di musicisti che dopo un ventennio
speso a suonare in diverse band ha trovato in questo nuovo progetto lo stimolo
giusto per aprirsi nuove strade. Li abbiamo incontrati per voi.
Old-school rock’n’roll. Così mi verrebbe di definirvi.

Come vi trovate nei panni di
rocker vecchia scuola? Da dove viene fuori questa smodata passione per quella
tipologia di sound che poco ha di che spartire con ciò che va per la maggiore
oggigiorno?

Forse ci hai confusi con i Dire Straits! Quale sarebbe la new-school rock’n’roll? Lo Stato
Sociale?!? Dente?!? Brunori?!? Ti faccio una domanda: come mai i tanto “osannati”
fenomeni dell’indie-rock italiano non se li caga nessuno al di là dei patrii confini? Come
mai invece band come Movie Star Junkies o Giuda suonano costantemente in giro per
l’Europa? Forse perchè il rock’n’roll non c’entra un cazzo con le mode? Noi ci troviamo
benissimo nei nostri panni, facciamo la nostra cosa, e non ce ne frega nulla di quello che
và per la maggiore. Anche perchè le mode in Italia arrivano quando sono già finite da un
pezzo. Non si esce vivi dagli anni “anta”.

La copertina del vostro disco omonimo credo rappresenti al meglio ciò che è
contenuto all’interno del disco. Qualcosa di veloce, adrenalinico, grezzo e sporco.
Come presentereste “TheBuckle” a chi ancora non vi conosce?

Abbiamo scelto quell’immagine per la copertina proprio perchè rappresenta visivamente
quanto è contenuto all’interno: musica veloce, potente, adrenalinica. Il rock’n’roll è molto
semplice: un ritmico martellare di tamburi, una serie di riff di chitarra, un tizio che urla nel
microfono. Non serve altro. Almeno per noi.


Sicuramente nel vostro caso bisogna premiare soprattutto il coraggio: prendere le
distanze da ciò che va di moda oggi non è da tutti in fondo. La passione nel vostro
caso va oltre il puro lato monetario?

Scherzi!?!? Lo facciamo solo per i soldi! Sinceramente credo che ci voglia più coraggio a
considerare rock la stragrande maggioranza delle porcherie che si sentono in giro! Il rock
per noi è passione, sudore, sangue. Iggy Pop è rock. Keith Richards è rock. Jimmy Page è
rock. Noi viviamo in un Paese che considera rock Ligabue, Vasco e Gianna Nannini. Che
invece sono solo poca roba. Quindi? Niente, noi andiamo dritti per la nostra strada.
Sempre. E poi dobbiamo ancora decidere come spendere gli assegni milionari delle
royalties.

Parliamo di questo disco: come vi è venuto in mente, quando e come è nato. Dove?

Dopo aver fatto due dischi di musica elettronica con il mio progetto Gr3ta, avevo voglia di
tornare a fare qualcosa di rumoroso. Ho proposto a Maxim di farlo… E lo abbiamo fatto.
Molto semplicemente. Abbiamo impiegato più tempo a scegliere il nome della band che a
comporre le prime canzoni! Poi abbiamo sviluppato tutto l’immaginario che circonda
TheBuckle: le immagini, i colori (bianco, nero, verde), i suoni. Noi due sappiamo quello
che ci piace e cerchiamo il modo di farlo.


La produzione è qualcosa che colpisce non poco, sembra quasi esser stata svolta
in presa diretta. Mi confermate questa tesi o il tutto è stato svolto in uno sporco
scantinato?

Assolutamente sì! Per TheBuckle sapevamo di non avere bisogno di produttori esterni,
volevamo soltanto qualcuno che ci aiutasse a mettere su nastro le nostre canzoni.
Volevamo un suono grezzo, diretto, senza fronzoli, senza sovraincisioni che rispecchiasse
il più possibile la band dal vivo. Così ne abbiamo parlato con Mano Moccia che ha
accettato con entusiasmo la nostra proposta e ha condiviso al 100% la nostra visione…
Facendo un grandissimo lavoro. Abbiamo scelto – e fortemente deciso – di fare il nostro
disco nel modo in cui si facevano una volta. Abbiamo registrato tutto in presa diretta, tutto
il disco è stato registrato interamente in due giorni. Un tranquillo weekend di paura! Quello
che senti è esattamente quello che abbiamo suonato: una batteria, una chitarra, due
amplificatori, una serie di microfoni. Punto. Registrato in analogico, su nastro magnetico,
con un mixer Neve degli anni ’70. Questo è il rock’n’roll, baby!

Come detto nella recensione siete una band che ama correre a tutta birra. Quali
band pensate abbiano in qualche modo influito nella vostra crescita artistica?

Innanzitutto le nostre esperienze precedenti, in particolare gli Unwelcome che sono stati
una parte importantissima della nostra vita e poi Kessler e Gr3ta. Noi due suoniamo
assieme da vent’anni. Quindi la più grossa influenza a livello artistico-compositivo è
proprio nella band stessa. L’alchimia viene fuori dalla conoscenza reciproca… Voglio dire:
quando suoniamo o componiamo un pezzo mi basta guardare Maxim per sapere già
quello che farà, e per lui è la stessa cosa. Noi non siamo legati in particolare a nulla,
sinceramente dopo aver pubblicato cinque dischi e aver suonato in giro per anni sappiamo
benissimo quello che vogliamo e come ottenerlo. Poi sicuramente c’è un rimando al
periodo d’oro del rock anni ‘70, ma questo semplicemente perchè gli artisti e gli album che
sono usciti allora sono tutt’ora al passo coi tempi. Questo perchè se ne sbattevano delle
mode. Avevano una visione e un “suono”. Questo mi ricollega alla domanda precedente:
quanti dei cosidetti gruppi “alla moda” saranno ricordati tra trent’anni? Nessuno. Quindi
non ci interessa minimamente quello che fanno gli altri, tantomeno fare dischi tutti uguali,
con gli stessi arrangiamenti, gli stessi suoni “copia e incolla”.

Quali sono i pro e i contro di essere solamente due musicisti in una band?

Suonare in due è una pacchia! Meno persone da mettere d’accordo, meno “teoria” e più
“pratica” e anche il nostro fonico è contentissimo! A livello compositivo è tutto molto
semplice, scriviamo insieme da tanti anni, sappiamo quello che funziona e quello che
invece non va. Ci divertiamo, facciamo canzoni per noi stessi, non ce ne frega un cazzo
se piacciono o meno a qualcun altro! I contro sono tutti a livello economico: tutte le spese
si dividono per due. C’è crisi…

Io e altri recensori hanno accennato anche a richiami puramente heavy. Siete
d’accordo col fatto di esservi avvicinati anche a questo mondo? Quali artisti di
questo filone sentite più vicini a voi?

Musicalmente noi ascoltiamo di tutto, ma proprio di tutto, siamo arrivati ad punto in cui non
c’è nulla in particolare che ci influenza. Non sentiamo legami particolari con nessuno. Se
devo essere sincero non ascolto e non ho mai ascoltato musica particolarmente “heavy”.
Poi tutto è relativo, ci sono dischi di musica elettronica che sono infinitamente più cattivi di
tanto heavy-rock. Ci sono dischi di Tom Waits che spazzano via decine di gruppi di nu-
metal (cazzo ma esiste ancora?!) per intensità, coraggio, suoni. Per quanto ci riguarda
TheBuckle è nato con già chiaro quello che dovesse essere il percorso e il “suono”. Nulla
ci ha infuenzato.

Parliamo dei testi, quali temi avete trattato all’interno dei brani?!

Io non parlo mai dei miei testi. Non ha senso spiegarli, perderebbero tutta la loro forza.
Ognuno può e deve trovare una propria chiave di lettura. Oppure fregarsene altamente di
quello che dico. Che è la scelta più saggia. Il testo deve funzionare all’interno della
canzone, non me ne frega molto di quello che ha da dire tizio o caio a proposito della fame
nel mondo o del malessere sociale. Trovo ridicole le aspirazioni “intellettuali” di tanti
pseudo-poeti e cantautori e dei loro spettacolini. Se voglio sentire un coglione che parla
non vado ad un concerto rock. Troppo facile – in Italia poi! – nascondere la pochezza della
proposta musicale con una supposta (e come tale se la possono infilare proprio lì)
sensibilità ai temi che tanto piacciono ai ribelli da tastiera e Social-Network.

Sul fattore vocale c’è un cantante al quale vi siete ispirati come interpretazione?

Dipende dalla canzone! Noi non siamo dei ragazzini che scimmiottano i loro idoli. Abbiamo
passato i quaranta, abbiamo pubblicato cinque dischi, abbiamo suonato davanti a ogni
tipo di pubblico e abbiamo smesso da parecchio di farci le pippe cercando di copiare i
personaggi famosi. Se vuoi ti faccio un elenco dei miei cantanti preferiti: Simon Le Bon,
Robert Smith, Joe Strummer, John Lydon, Mike Patton, Kurt Cobain, Mark Arm… Ma
sono tantissimi quelli che mi piacciono. Però io sono io, ho una mia identità e un mio modo
di cantare e non mi ispiro a nessuno in particolare. Anche perchè non ne sarei in grado.
Stesso identico discorso per quel che riguarda la chitarra e la batteria. Siamo un duo di
totali autodidatti. E ne siamo particolarmente orgogliosi.

Quanto è durato il processo di composizione e registrazione del disco? Quali sono
stati i momenti più complessi?

Il processo compositivo è stato abbastanza veloce… Da quando abbiamo deciso di
mettere su la band a quando abbiamo registrato TheBuckle sono passati circa sei mesi. Il
disco, come detto, è stato registrato in due giorni. Due giorni. Poi qualche settimana per i
mixaggi e il mastering. Volevamo fare in fretta. Non abbiamo tempo da perdere.

Cosa sperate vi porterà questo disco?

Quello che vogliamo e che speriamo è di riuscire a portare il più possibile questo disco in
giro. Vogliamo arrivare in ogni schifoso buco dove ci sia qualcuno disposto a farci
suonare. Dal vivo diamo il meglio di noi stessi, suoniamo al 100%, e ci divertiamo.
Suonare dal vivo è l’habitat ideale per una rock band, ed è il modo migliore per farci
conoscere al pubblico e fare proseliti.

Cosa vi rende maggiormente orgogliosi del progetto TheBuckle?

Recentemente, alla fine di un concerto, ci hanno detto “Certo che, per essere solo in due,
ne fate di bordello!”. Ecco, quello per noi è un grandissimo complimento! Significa che il
concerto è stato una bomba. E ci rende orgogliosi.

Quali band italiane odierne stimate maggiormente? E quali invece pensate abbiano
qualcosa in comune con voi?

Premetto che non siamo così attenti alla provenienza geografica delle band che ci
piacciono, voglio dire: chissenefrega se un gruppo è inglese, turco o moldavo? In Italia
abbiamo grandissimo rispetto per molti dei gruppi della nostra etichetta This Is Core (in
particolare If I Die Today e Temple Of Deimos). Ci piacciono i Marlene Kuntz (che sono
anche degli amici), i Movie Star Junkies, i Bachi Da Pietra, i Verdena, Afterhours, Infection
Code… Fare un elenco è brutto e pericoloso perchè sicuramente stiamo dimenticando
qualcuno. Ad esempio ci sono tantissimi gruppi molto interessanti che provengono
geograficamente – come noi – dal cuneese: Bad Bones, Doomsayer, OxAxA, Dogs for
Breakfast, Io Monade Stanca, Flying Disk, Ruggine, Cani Sciorri…

Cosa dovremo attenderci dal 2015 targato TheBuckle?

Il nostro obiettivo primario è riuscire a suonare dal vivo il più possibile questo disco, che è
nato proprio con l’intenzione di essere portato on the road. E’ assolutamente la nostra
priorità. E nel frattempo abbiamo già iniziato a scrivere i pezzi del prossimo disco.

Un saluto ai lettori di Ondalternativa?

HURRAH FOR THEBUCKLE!

Intervista a cura di Golem

Tags

About the author

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *