Le Luci della Centrale Elettrica – Terra

Raramente un artista riesce a dividere in 2 gli ascoltatori come Vasco Brondi. Come Mosé di fronte alle acque del mar Rosso spacca i suoi ascoltatori tra chi lo venera come un poeta simbolo della sua generazione incompiuta e chi lo reputa un tronfio capace solo di testi insensati.
Alla fine, come spesso succede in questi casi, oscurato dalla polemica il disco passa comodamente in secondo piano, sia dal punto di vista musicale che delle liriche.

“Terra” è un’altalena di pezzi più lenti e pezzi dal ritmo più sostenuto, tutti abbastanza simili a 2 a 2 (almeno per la prima metà).
Brondi tenta di produrre un’istantanea del momento storico, tra guerre, caduta delle ideologie, paura e tutte quelle cose che negli ultimi 10 anni si sono lette sui giornali, sui blog, ascoltati in TV e di cui ci si è lamentati sui social network.
In realtà il disco parte anche bene: “A forma di fulmine”, orecchiabile richiamo all’infanzia perduta e “Qui”, semi non-sense altrettanto piacevole all’ascolto. La novità dura però il tempo di un paio di pezzi quando si ricomincia con i consueti paragoni e figure retoriche surreali un po’ a casaccio e tenute insieme da un unico legame: la banalità.
Allora si passa dall’amore ai tempi del terrorismo (“Coprifuoco”), alla fuga dalla provincia (“Nel profondo Veneto”), alla vacuità dei tempi moderni (“Iperconnessi”, “Viaggi disorganizzati”) e via dicendo fino alla fine.

Alla fine questo è un album de Le Luci della Centrale Elettirca, anche questo destinato a far discutere le due fazioni di cui sopra e anche questo destinato a non smuovere l’opinione di nessuno. Se questo era l’obiettivo del buon Vasco direi che l’ha raggiunto.

 

Tracklist:

1. A forma di fulmine
2. Qui
3. Coprifuoco -> banale come la morte
4. Nel profondo Veneto
5. Waltz degli scafisti
6. Iperconnessi
7. Chakra
8. Stelle Marine
9. Moscerini
10. Viaggi disorganizzati

 

A cura di: Pucc

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