Live Report And Also the Trees


Live Report And Also the Trees

Init, Roma

26/05/2012

Che succede quando arrivate troppo presto a un concerto? Obbligatorie bestemmie perchè gli orari sono sempre enormemente discrezionali? Certo. Poi? Beh, ovvio, andare a cena con la band di turno!
Per carità, non ci siamo dati appuntamento, ma evidentemente il locale di fronte era troppo attraente come comoda scelta per una pizza al volo e così ci ritroviamo assieme alla band più pastorale del globo, And Also The Trees, a mangiare in allegria. Strane serate, indubbiamente.
La parte che ci interessa, però, comincia un’oretta dopo: verso le 22 finalmente entriamo all’Init e siamo in odore di prima band di spalla. Questi sono gli A Silent Noise, progetto sci-fi di Libero Volpe, in gran parte strumentale e composto da chitarra, basso, tastiere e drum machine. A dir la verità il tutto sembrava una versione leggermente aggiornata di Carnage Visors (che in effetti, era destinato in apertura dei concerti di una tale band inglese di tanti anni fa), con tutti i pro e i contro del caso, vale a dire, si ascoltano e si dimenticano. Pur con i loro riff di basso congegnati e i paesaggi sonori effettivamente oscuri, li definirei solo piacevoli, poco più.
Subito dopo ci prepariamo spiritualmente per la seconda band di spalla, anch’essa italiana, gli Avantgarde, nati nel 1994 da un’idea di Alessio Schiavi con l’intento di svecchiare un suono dark-wave con varie influenze moderne e, perchè no, anche italiane, i riferimenti a Ruggeri e Battiato non casuali direi. La sensazione è che, nonostante i nobili intenti, i quattro si vadano a infrangere contro l’annoso problema di diversificare i pezzi dal vivo e, specialmente, di rincorrere un qualche tipo di melodia che mi è sembrata sostanzialmente mancante per tutta l’esibizione.
Guardo l’orologio e si è fatta mezzanotte passata, strano orario per una band inglese, normalmente ben note al pubblico italiano per la frugalità e la puntualità delle loro esibizioni… come dire, alle undici tutti a casa!

Finalmente eccoli (o meglio… rieccoli!), gli attesissimi And Also the Trees, di ritorno all’Init dopo l’ultima capatina nell’ormai lontano 2008. La serata è dedicata in buona parte all’ultima fatica, Hunter Not the Hunted, la naturale prosecuzione delle loro fatiche in acustico ma con un riavvicinamento a certe sonorità “plugged”. Eppure lo spettacolo si apre con una splendida rendizione della favolosamente decadente Prince Rupert, una recente reintroduzione nella loro scaletta. Solo in seguito ci vengono presentati sette pezzi dell’ultimo album, in ordine sparso, su tutti spiccano l’agonizzante What’s Lost Finds e la barocca Bloodline che ha visto i nostri cantare tutti in coro il ritornello, composto solo di vari “la la la la”, in cui si è tentato timidamente di coinvolgere anche il pubblico. Molto coinvolgenti anche le due dal precedente album Listen for The Rag and Bone Man, specialmente la raramente ascoltata Rive Droite, tirata fuori quasi dalle viscere dell’inferno per come si è rabbiosamente estrinsecata.
Qualche sorpresa nella scaletta si è avuta con Belief in the Rose, un altro ripescaggio dallo spettacolare Farewell To The Shade e nel finale una scelta di vecchi pezzi come encore tra cui l’isterica e altalenante Vincent Craine e una chiusura avvelenata dedicata a A Room Lives in Lucy (così diversa dalla poetica versione acustica!).
Chiudiamo stanchi e spossati che son quasi le due, è la terza volta che vedo i Trees e tutt’ora non mi son ancora stancato, li rivederei ancora domani. La loro teatralità spontanea, così poco costruita, la loro disponibilità, eppure l’essere ancora dei semplici uomini di un paesotto inglese appassionati di musica e poesia, ci mettono davvero poco a conquistarti.

Live Report e foto a cura di Damiano Gerli
Un ringraziamento all’Init di Roma

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