Live Report Dillinger Escape P.


Live Report Dillinger Escape Plan

Circolo degli Artisti, Roma

02/05/2012

La preparazione psicologica e, specialmente, fisica per un concerto dei Dillinger Escape Plan è più o meno pari a quella di un incontro di pugilato o, forse dovrei dire, di lotta libera. Chi conosce la band americana saprà bene che l’aspetto live è quello favorito, l’unico obiettivo sfogare tutta la rabbia contenuta nelle loro complesse tracce mathcore. Ascoltarli a casa è un conto, vederli live è decisamente un altro paio di maniche.
A supportarli c’erano un paio di band italiane, pescate sostanzialmente a caso, visto che la scena mathcore in Italia è piuttosto povera, se non addirittura inesistente. In apertura, i pugliesi Backjumper, con un cantante che ha ben studiato la lezione Chino Moreno in quanto a movenze, tralasciando la voce, chiaramente rimasta a casa. Hardcore fatto da ragazzetti, tanta voglia di stupire, rabbia adespota senza risultato finale. Il bassista però si è fatto un bel mazzo, tanto di cappello.
A seguire salgono i veronesi Sin Circus, uno di quei casi in cui l’esperienza ha pagato alla grande, con un’esibizione breve ma molto convincente. Il loro approccio all’hardcore beneficiava alla grande di inserimenti math, più diversi break down melodici che non andavano persi pure nel caos generale e nella difficoltà di ascoltarli avendo la batteria fissa nell’orecchio destro. Nota di merito per il batterista, uno strano misto tra un metallaro e Legolas, pure piuttosto bravo. In tutto ciò notavo il pubblico stranamente inerte… come se stesse aspettando il piatto forte della serata.
E dunque giunge l’ora fatale, verso le 23 finalmente salgono i cinque americani e l’attesa è tale che s’inizia a pogare già prima che i nostri inizino a suonare.

Salgono urla a caso, ci si scambia promesse di “spaccare tutto”, si cita Richard Benson perchè tanto “un pollo” ci sta sempre bene. Parte Panasonic Youth e immediatamente si sfugge a ogni possibile razionalità. Credetemi, la penna (o, in questo caso, la tastiera) non riuscirebbe mai a descrivere il livello di energia scatenata dai Dillinger. I ricordi si perdono nella fiumana di corpi che ti volano sopra la testa, di Greg che ti si attacca alla mano e ti canta in faccia con l’aria di volerti strappare i polmoni a morsi. E’ la prima volta che suonano a Roma, e il battesimo è condito da benzina e zippo, nessuno di loro si è risparmiato. Tra le canzoni più melodiche e quelle più devastanti (tra cui non sono mancate Fix your face e la classica 43% burnt) anche il pubblico non ha mancato di dar fondo a ogni minima riserva di energia, incendiando le prime file.
Altri vaghi e generici sprazzi della serata includono una chitarra sfondata con ignobile crudeltà sulla ringhiera del Circolo, davanti alle facce esterrefatte di chi riusciva ancora a capire cosa stesse succedendo. L’intero palco invaso da circa cinquanta persone che portavano in trionfo i cinque americani che intanto continuavano a suonare come se niente fosse. Greg perso nella platea, con la folla che gli si accalca e lui continua a cantare come se niente fosse. Se non c’eravate, non potrete capire.
Una serata di devastazione totale, una perfetta lezione in come perdere la testa e ritrovarsi il giorno dopo ad andare a lavorare pieni di lividi, pervasi dalla sensazione di riuscire difficilmente a provare di nuovo qualcosa di simile.

Live Report e foto a cura di Damiano Gerli
Un ringraziamento Christian @ Il Circolo degli Artisti

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