Live report Glen Hansard

Glen Hansard Live @ Alcatraz (Milano)

14 – 10 – 2015

Riuscire a costruirsi un percorso artistico particolareggiato, fedele alle tradizioni della propria terra ma in grado di recuperare influenze variegate, affrontando una crescita costante pur mantenendo carica, emotività e dedizioni sempre uguali è un qualcosa che non tutti i musicisti riescono a realizzare.

Glen Hansard appartiene di certo a questa piccola schiera e il pubblico è andato via via accorgendosene sempre maggiormente. Ne è una prova lampante lo show di questa sera all’Alcatraz di Milano. Gremito e partecipe come in pochi altri casi quest’anno. Il concerto fa parte del tour di supporto all’ultimo album Didn’t He Ramble, e da quest’ultimo vengono ripescati buona parte dei pezzi eseguiti stasera. Non mancano comunque quelle che, con l’esperienza Swell Season culminata con la colonna sonora di Once, sono ormai da considerarsi vere e proprie hit come When Your Mind’s Made Up, Say It to Me Now e Falling Slowly. Il registro cambia continuamente, dai momenti intimi e intensi ai crescendo rock di Way Back in the Way Back When. La formula classica del live report, fatta di annotazioni sulle rese live di un elenco di brani da snoccioloare potrebbe anche chiudersi qui. Perché i concerti di Glen Hansard vivono di una materia particolare, fatta di solida intensità. Parla molto il cantautore irlandese, scherza con il pubblico e spiega le storie che stanno dietro ogni brano. La chitarra è sempre la stessa, quella bucata e martoriata (le corde saltano via più volte durante la serata), utilizzata nella gavetta da busker per le strade di Dublino. Il formato complessivo è da vera e propria big band, 8 elementi che dànno profondità, struttura e pathos nuovi alle canzoni. In più frangenti sembra di rivedere Springsteen e la sua E-Street Band (compresa la durata dello show). Non è forse un caso se è proprio la springsteeniana Drive All Night (meravigliosa) a chiudere il main set. E’ ragionevole credere che ogni spettatore voglia convincersi di aver assistito ad uno show unico ed irripetibile. Se la costante pelle d’oca, i cori perfettamente in sincrono di tutto il pubblico, se le due canzoni cantate dalla balaustra del bar dell’Alcatraz, la torta in faccia a Rob Bochnik per il suo compleanno, la scalcagnata Bella Ciao cantata dai Lost Brothers (band di supporto) con Glen nell’inedita veste di bassista, non bastano a conferire alla serata tale definizione, allora è molto difficile capire quando ci si trova di fronte a qualcosa di unico.

Se siete ancora umani, se siete tra i pochi che hanno ancora la capacità di emozionarsi per qualcosa di vero, assicuratevi di non perdere Glen Hansard la prossima volta che passerà dalle vostre parti.

A cura di Captain Eloi

Riferimenti: http://glenhansardmusic.com/ http://www.dnaconcerti.com/

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