Live Report Nick Cave

Live Report Nick Cave,
Paladozza, Bologna,
29/11/2013

La cavalcata tensiva di The Mercy Seat è il nerbo di questo concerto che può annoverarsi
tra i più ripagati degli ultimi anni a Bologna.

Il Paladozza è stata la scelta ad hoc per Nick Cave. Non troppo dispersivo, raccoglie
efficacemente l’energia.
A condurre il cantastorie per il bosco, come nel video di Push the Sky Away (suggestione
eterea in apertura) i Bad Seeds. Musicisti di classe, implacabili quando non hai più difese
(Jubilee Street sblocca questo canale). Il barbuto Warren Ellis ­ "the beautiful" lo appella
Nick ­ fa da catalizzatore e contraltare in musica ai suoi nuovi blues, chitarre, violini di
questo animale notturno in grado di ricreare atmosfere perdute tra il fumo dei club,
quando giovanissimo cantava per gli angeli troppo umani di Wenders.
La prima parte la trascorriamo ai piedi del palco, tra cavi elettrici e teleobbiettivi spianati.
Siamo lì a do*****entare l’evento senza prescindere dalla musica, eppure quando si ha di
fronte un talento interpretativo del genere ogni gesto diventa azione scenica.
Immediatamente on stage, ci scavalca per raggiungere il suo pubblico.
Lo tocca, lo
ammalia, lo scuote repentino.
Gli scarpini lucidi, il corpo esile, lo spirito giocoso e seduttivo a smorzare i frangenti più
costruiti. Gli scappa anche una risata, inginocchiato a mano tesa sulle prime file.

Un live a tratti fantasmatico, altri vorace e comunque saturo di irrequietezza ­ "He’s a god,
he’s a man, he’s a ghost, he’s a guru
They’re whispering his name
through this disappearing land
" (torniamo indietro negli anni a scandire Red Right Hand).
Higgs Boson Blues rappresenta l’ipnosi; "A shot rings out to a spiritual groove". Lo
Sciamano/Cave lo scaglia violento nell’aria mossa, a bordo della sua automobile in
viaggio tra gli Inferi. Poi richiama tutto a sè sussurrando "Can you feel my heartbeat? ".
Non è da tutti dialogare a quel modo con storie stralunate di resistenza e distorsione.
Anche ironìa.
La gola protesa. Ogni suo sguardo cerchiato mira a te, le sue parole mirano spesso a una
Lei (West country Girl). Non poteva mancare l’elemento femminile ai cori, con la figura
scintillante e scalzonata al piano, mentre modula una gamma variegata e armoniosa di
corde. Prime tra tutte quelle proprie di una rara vocalità.
Il barbuto Warren Ellis ­ "the beautiful" lo appella nick ­ fa da catalizzatore e contraltare in
musica ai suoi nuovi blues, chitarre, violini.

La bellissima Marmeid ci ammutolisce. Spazio alle ballate, dunque, e sappiamo bene
quanto Cave ne sia estimatore ­ ricordiamo l’album Murder Ballad, sassimilabile alla
dicotomìa Eros/Thanatos propria del suo stile.
Ma anche God Is In The House, People Ain’t No Good, Into my arms. Alcuni direbbero
per quest’ultima una versione un po’ fiacca, e verrebbero subito tacciati di cinismo.
L’abbandono del sentimento conflitto, anche se per poco, suscita spesso giudizi estremi.

Sospettiamo che a ogni fine concerto si imprima un’effige sindonica sul panno di fatica
che Nick usa per asciugarsi il sudore della fronte… corrucciata, inconfondibile.

a cura di Tiziana Elena Fresi
foto a cura di Letizia Lucignano

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *