Live Report Paradise Lost

Live Report Paradise Lost

Orion Club,

Roma 9 Ottobre 2012

Dopo la destituzione, almeno apparente, dell’Alpheus come club romano designato a ospitare gruppi metal che non hanno pubblico sufficiente per riempire l’Atlantico; la scelta del successore è ricaduta sull’Orion di Ciampino.
I Paradise Lost l’ho visti proprio al Club in quel di Testaccio nel lontano 2009, mentre oggi ce li troviamo a Ciampino, accompagnati dai Soen.
Tradizione vorrebbe che la band di spalla riesca a fare più bella figura del gruppo inglese, che dal vivo pare non riesca a esprimersi su livelli convincenti. Sarà andata così? Nì.
I Soen sono una sorta di vero e proprio “supergruppo metal”, composto, tra l’altro, da due mostri sacri come Steve Di Giorgio, ex Sadus e Testament, al basso e Martin Lopez, ex Opeth, alla batteria: un comparto ritmico da far resuscitare i morti. Altrettanto naturalmente, dal vivo i nostri non deludono, mantenendo la buona fattura dei pezzi che compongono il loro album di debutto, non riuscendo però proprio a togliersi di torno la macchia da “Tool cover band”. Insomma, che la reputiate cosa positiva o negativa (personalmente, sono più per la prima), ogni tanto la somiglianza è talmente palese da lasciare straniti, specie per il lavoro come vocalist di Joel Ekelof (già nei Willowtree). Il frontman mi è parso discretamente preparato come voce, eccetto in un paio di momenti, ma dal limitato carisma e totale incapacità di trascinare il pubblico.
Insomma, per quanta mostruosa bravura alla ritmica, confesso che i Soen non mi hanno stravolto come fecero i Samael illo tempore; uno spettacolo tecnicamente valido, senza andare a toccare punte strepitose.

C’erano, quindi, tutte le buone premesse per i Paradise Lost per fare una bella figura, pur non sforzandosi troppo, e alla fine il loro bravo compitino l’hanno fatto, specie se pensiamo che si tratta di una band ormai con una certa età. Il loro tour è naturalmente dedicato a Tragic Idol, l’ultimo tosto album degli inglesi, da cui la scaletta pescherà quattro ottimi momenti, di cui tra tutte spicca la punitiva In This We Dwell.

Il resto va pescando qui e lì, tralasciando del tutto gli album del periodo doom metal e scegliendo con cura dal periodo Icon e Draconian Times, con le ormai necessarie rivisitazioni di One Second e Say Just Words che, francamente, iniziano alquanto a stufare.

Greg Mackintosh, assente la volta scorsa a Roma per la morte del padre, l’ho trovato in gran forma, sorridente e sempre pronto a cantare, quando non impegnato in qualche gustoso assolo.
Nick Holmes carico del solito sarcasmo irritante ed entusiasmo annacquato, tipico dell’Inghilterra del nord, mentre Edmondson tipicamente disinteressato.
L’Orion era abbastanza colmo di fan, parecchi di età pure avanzata, che non mi son sembrati particolarmente calorosi, anche se la conoscenza delle canzoni era ottima.
I pareri raccolti a fine serata son stati misti, in particolare critici verso la performance vocale di Nick Holmes, ritenuta assente e molto limitata. A me non è sembrata così infame, certo però in alcuni momenti non si sentiva davvero nulla.

Insomma, i Paradise Lost continuano dopo 24 anni a ricordarci che la vita è grigia ed è d’uopo una giusta tristezza; certo… noi, invece, li aspettiamo per la prossima data pronti a farci ancora del male alle vertebre.

A cura di Damien

un ringraziamento a Rosario @ LiveNation

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