LiveR Gods Of Metal Day 3

Sabato 23 giugno 2012 – Giorno 3

Line Up
Planethard

Lizzy Borden

Hardcore Superstar

Gotthard

The Darkness

Slash

Mötley Crüe

I cancelli del Gods of Metal quest’oggi si aprono più tardi rispetto ai giorni precedenti causa disdetta, a pochi giorni dall’evento, dei Black Veil Brides. A mezzo giorno le persone presenti a Rho Fiera sono ancora poche. Ma questa è la giornata migliore, sicuramente dal punto di vista climatico: nonostante il gran caldo, una leggera brezza rende questo sabato meno afoso rispetto ai due giorni di festival appena trascorsi. Oggi la parola d’ordine è glam: abbigliamento variopinto e attillatissimo, accompagnato da cotonature che sfidano forza di gravità e il caldo che sale dall’asfalto rovente.

Ad aprire le danze sono i Planethard, compagine meneghina al suo secondo album pubblicato e già ospiti del GoM in occasione dell’edizione 2007. E sono proprio i brani del loro secondo lavorodi No Deal (RNC Music/Orion’s Belt, 2012) a comporre la scaletta della loro esibizione. Da annotare: sul finale Masha Mysmane, frontwoman degli Exilia, viene invitata sul palco per cantare in duetto con Marco Sivo il brano Abuse.

Sono da poco passate le 13.30 quando, per nulla intimorito dal solleone, coperto da un mantello nero, fa il suo ingresso sulla scena il losangelino Lizzy Borden. Primo brano della setlist è Tomorrow Never Comes, seguito da Red Rum. Tra un cambio è l’altro di maschere e vestiti, Lizzy trova il tempo di accennare uno dei suoi grandi classici, Rod of Iron seguito dalla cover di Edge of Glory di Lady Gaga. Ma per fortuna i brani a seguire ci riportano come una macchina del tempo all’heavy made in the 80s con Eyes of a Stranger e There Will be Blood Tonight, quest’ultima introdotta da un siparietto sanguinolento con Lizzy che si attacca al collo di una giovane e piacente fanciulla con zampilli di fluido rosso annessi. Sono da poco passate le 14 e a chiudere le danze ci pensano Me Against the World e American Metal.

Mancano pochi minuti alle 15 ed ecco salire sul palco gli svedesi Hardcore Superstar, che si dimostrano ancora una volta performers di grande energia e talento. L’apertura è travolgente con Sadistic Girls e Kick Up the Upper Class. Finalmente il pubblico comincia a scaldarsi, e non certo per l’alta temperatura che si registra nell’Arena. La performance continua con Mendicate Me, Dreamin in a Casket e Wild Boys. Unico calo di tensione di un’esibizione come sempre sopra le righe è l’esecuzione, peraltro non impeccabile, del lento Run to Your Mama che vede sul palco il frontman Jocke Berge e il chitarrista Vic Zino. Ma si tratta solo di una breve parentesi perchè il finale è in crescendo. Il gruppo al completo riparte con My Good Reputation, Moonshine, Last Call for Alchool, sul quale assistiamo al lancio di birra sul pubblico del pit. E’ l’inno indiscusso di Jocke e soci We Don’t Celebrate Sundays a concludere il live, con un pubblico entusiasta e soddisfatto per l’ottima prova degli scandinavi.

E’ giunta l’ora dei Gotthard, attesi alla grande prova della prima italiana con il nuovo cantante Nic Maeder. Dopo l’apertura un po’ esitante di Dream On, la band elvetica dimostra di essere in grande forma. Si susseguono brani storici come Gone Too Far, Top of the World, Sister Moon, Master of Illusion e Mountain Mama alternati ad estratti del nuovo album Firebirth (Nuclear Blast, 2012) come Starlight, Right On e Remember it’s Me. Il momento si fa toccante con One Life, One Soul, dedicata all’indimenticato vocalist storico Steve Lee, morto in un tragico incidente stradale nell’ottobre del 2010. Come da tradizione trova spazio anche la cover di Hush, grande classico dei Deep Purple. Lift U Up e Anytime Anywhere concludono gloriosamente lo show degli elvetici, lasciando soddisfatto il pubblico italiano. Buona la prima.

Altro ritorno molto atteso è quello dei The Darkness, che non toccano il suolo italico dall’ultima apparizione all’edizione 2006 dell’Heineken Jammin’ Festival imolese. Performance che lasciò quantomeno perplesso il pubblico presente, per scoprire pochi mesi dopo che il frontman Justin Hawkins entrava in rehab per problemi connessi all’abuso di cocaina.

Il gruppo britannico, riunitosi lo scorso anno in formazione originale, fa il suo ingresso in scena sulle note di Arrival degli Abba e già sulle prime note di Black Shuck la platea si scatena. I The Darkness regalano al pubblico italiano un repertorio dei loro successi come Growing on Me, per arrivare alla celebre One Way Ticket sulla quale i presenti cantano a squarciagola accompagnando un Hawkins in grandissimo spolvero. Sulle note di Get Your Hands of My Woman l’impianto salta rimanendo bloccato per un buon quarto d’ora. Questo imprevisto tecnico lascia al baffuto frontman il tempo di scendere dal palco concedendosi al pubblico presente nel pit. Nel frattempo qualche timida goccia di pioggia prova a rinfrescare gli animi degli astanti, sempre più caldi in attesa delle due performance conclusive della giornata. L’esibizione riprende sulle note dell’ultimo singolo Nothing’s Gonna Stop Us alla quale seguono altri importanti successi tra i quali spicca su tutti I Believe in a Thing Called Love ed un’energica versione di Street Spirit dei Radiohed. In generale, guasti tecnici a parte, possiamo affermare con sicurezza che i The Darkness sono tornati, e con piacere ritroviamo un Justin più in forma che mai.
Dopo la buona prestazione di Axl e soci di venerdì, l’attesa per il riccioluto ex chitarrista dei Guns n’ Roses è alle stelle. Ad accompagnare l’ingresso on stage di Slash, Myles Kennedy e the Consiparators (Brent Fitz alla batteria e Todd Kerns al basso) ci pensano anche le ultime gocce di pioggia che, per fortuna, non hanno placato l’entusiasmo del pubblico presente. I nostri partono in quinta con la seconda traccia dell’ultimo album Apocalyptic Love (Roadrunner Records, 2012) One Last Thrill, seguita a ruota da un classico dei Guns Nightrain. Il pubblico in visibilio è subito travolto dall’incontenibile energia che i ragazzi sul palco sprigionano da ogni poro. Lo show continua con un una sequenza ben miscelata di brani vecchi e nuovi: Ghost, Standing in the Sun, Back from Cali, Shots Fired e Rocket Queen. Mr Kennedy, che si conferma per l’ennesima volta, se mai ce ne fosse bisogno, oltre che un cantante e chitarrista di qualità anche un travolgente performer live, lascia il microfono a Kerns che interpreta Doctor Alibi (in versione originale interpretata da Lemmy Kilmister) e Out Ta Get Me. Il frontman degli Alter Bridge riprende il suo posto sul palco e, dopo l’esecuzione di Halo e Anastasia, il pubblico esplode sull’assolo dell’intramontabile Sweet Child O’ Mine. L’emozione è tangibile e, dopo You’re a Lie e Slither, sull’esecuzione di Paradise City le mani di tutti i presenti si levano al cielo e l’una contro l’altra accompagnano Slash & Myles per il finale di una performance impeccabile, energetica e coinvolgente. Qualità che sono ormai il marchio di fabbrica del duo rock delle meraviglie.

Sul palco è tutto pronto per l’ultima data dell’estivo tour europeo del quartetto di Los Angeles. La scapigliata e variopinta popolazione che campeggia oggi al GOM è in trepidazione. I Mötley Crüe partono subito prepotenti con Wild Side e il pubblico esplode. La setlist è una vera e propria greatest hit di Vince Neil e soci.
Si susseguono Live Wire, Too Fast for Love, Saints of Los Angeles, Shout at the Devil e Don’t Go Away Mad (Just Go Away). La prestazione dal punto di vista tecnico risente di qualche sbavatura ma due prorompenti e svestite ballerine che catturano l’attenzione della platea, la spettacolare scenografia e la grinta dei ragazzi sul palco riescono a rendere la perfomance comunque piacevole.
Si prosegue con Same Ol’ Situation (S.O.S.), Looks That Kill, Piece of Your Action, Primal Scream e Smokin’ in the Boys’ Room. Giunge finalmente il momento di vedere Tommy Lee roteare a 360° sul roller coaster mentre, senza batter ciglio, esegue il suo assolo. Finita la prova di forza, Lee chiama a salire con lui sulla giostra il vincitore del contest indetto per l’occasione. In fondo siamo tutti un po’ invidiosi.

Per fortuna le energie, sia dei ragazzi on stage sia di quelli oltre le transenne, non sono ancora terminate e così con Dr. Feelgood e Girls, Girls, Girls è un tripudio di corpi che si muovono.
Ci si avvia al finale sulle note della ballata Home Sweet Home. La chiusura è col botto. Mötley Crüe ci salutano con Kickstart My Heart. Niente bis, ma i ragazzi escono per un ultimo saluto sul palco e, con la vena goliardica che li contraddistingue, lanciano secchiate di vernice rossa sulle prime file del pit.

Sicuramente non si è tratta di un’ottima performance dal punto di vista vocale e strumentale, ma il cuore, l’energia e la voglia di dare spettacolo hanno contribuito a creare uno show entusiasmante che ha coinvolto e soddisfatto tutti quanti.

Live Report a cura di Michela Focchi


 

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