Marc Ribot, annuncia il nuovo album

L’acclamato chitarrista Marc Ribot annuncia un nuovo album dai temi politici “Songs Of Resistance 1942 – 2018” disponibile dal 14 settembre su Anti-Records. 11 tracce tra cover e brani originali che vantano la collaborazione di Tom Waits, Steve Earle, Meshell Ndegeocello, Fay Victor, Tift Merritt e molti altri.

 

“Non esiste movimento che abbia segnato la storia senza una buona colonna sonora”, ha affermato il grande chitarrista newyorchese Marc Ribot. Per il suo nuovo album, che si intitolerà “ Songs of Resistance 1942 – 2018” e sarà disponibile a partire dal 14 settembre su Anti- Records, Ribot ha deciso di comporre una sorta di colonna sonora per il particolare momento politico che stiamo vivendo. Una colonna sonora che abbia la giusta ambizione, passione e veemenza.    

Tra gli undici brani troviamo alcune composizioni originali ma anche canzoni tradizionali come quelle cantate dai partigiani italiani anti-fascisti durante la Seconda Guerra Mondiale, dal movimento americano per i diritti civili e anche le ballad delle proteste messicane. Alle voci abbiamo importanti personalità come Tom Waits, Steve Earle, Meshell Ndegeocello, Justin Vivian Bond, Fay Victor, Ohene Cornelius e Sam Amidon.   

Steve Earle si unisce a Ribot in uno dei brani originali dell’album, che si basa molto su articoli di giornali che l’autore ha letto e su conversazioni che probabilmente non avrebbe neanche dovuto ascoltare. Ascolta Srinivas (feat. Steve Earle, Domenica Fossati, Tift Merritt).

“Srinivas” è la versione meno cruda di una serie di articoli su Srinivas Kuchibhotla, un immigrato sikh ucciso nel febbraio del 2017 da un razzista che pensava fosse un musulmano. Ribot ci tiene a specificarlo: “inizialmente nel brano c’era anche il nome dell’assassino, ma è stato Steve a convincermi ad eliminarlo. Ha detto che era solo un povero idiota e che la colpa non era sua, ma di quelli che lo hanno spinto a farlo. Ho capito che era proprio quella sua saggezza a renderlo tanto grande ai miei occhi.” 

“Nessuno potrà mai dire a Steve Earle cosa deve fare, e questo è esattamente quello che volevo”, ha ribadito Marc. “È bellissimo lavorare con personalità di spicco della musica di protesta, ma volevo includere artisti che si fossero distinti anche al di fuori dell’ambito”. 

Nella sua lunga carriera iniziata ormai quaranta anni fa, Ribot ha pubblicato ben venticinque album ed ha avuto un ruolo fondamentale nella scena musicale sperimentale di New York, anche grazie alle sue numerose band, tra cui i Ceramic Dog e i Los Cubanos Postizos. Dopo aver lavorato, nel 1985, all’album “Rain Dogs” con Tom Waits, è divenuto noto a tutto il mondo per le sue doti di chitarrista, suonando per i dischi di grandissimi artisti, tra i quali Elvis Costello, John Mellencamp, Norah Jones, The Black Keys, e ancora nella collaborazione tra Robert Plant e Alison Krauss, “Raising Sand”, che ha anche vinto un Grammy. 

In un momento così delicato per la nostra società, è difficile riuscire a concentrarsi su un progetto del genere. Nonostante ciò, lo scopo di Ribot è ben chiaro. “C’è molta contraddizione nel fare musica che tratti temi politici”, ha detto, “basti pensare al dover agire contro il problema senza mai avvicinarsi troppo, per non rischiare di diventarlo. Spesso è difficile capire cosa sia più giusto fare e penso che tutti commettiamo degli errori ma, allo stesso modo, siamo capaci di imparare da questi. L’ho capito nel momento in cui Donald Trump è stato eletto che non sarei mai stato il Furtwangler di un tipo dalla pelle quasi arancione che vorrebbe diventare un dittatore. Non esiste.” 

Una parte del ricavato dalle vendite dell’album verrà devoluta a The Indivisible Project, un’organizzazione che aiuta gli individui a resistere al programma di Trump grazie ai movimenti grassroots nelle loro comunità. Trovi maggiori informazioni sul progetto a questa pagina: indivisible.org.

marcribot.com

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