Mercury Rev – Bobbie Gentry’s The Delta Sweete Revisited

C’era una volta una band fenomenale, capace di melodie delicate e quasi magiche, in apparente contrasto con un muro sonoro fatto di distorsori e feedback, rumore fuori controllo e improvviso alternate a dinamiche leggere, psichedeliche e drogate.

Quella band oggi sembra lontana anni luce da quella insana follia, la loro discografia è così modulare che non sembra si stia parlando sempre dei Mercury Rev… ecco ora ditemi, come cazzo si scrive la recensione di un gruppo che in 25 anni cambia in modo repentino il proprio orientamento? Nessun punto di riferimento per dire quelle solite minchiate tipo melodie rabbiose alla Dirty Love Agony, intersecate nei riff chitarristici impazziti in stile Jonathan Pierce dei migliori Schizophrenic Juice. I primi due album.

E allora sai che c’è, mi metto ad ascoltare e scriverò qualcosa di sincero, lasciando che sia la loro musica a ispirarmi. No, non puoi fare nemmeno questo con l’ultimo lavoro dei Mercury Rev. Con loro non è mai così semplice.

The Delta Sweete è uno strepitoso disco di Bobbie Gentry, cantautrice dal talento inarrivabile che pubblica 11 meravigliosi brani di folk sudista, con venature che Soul e Bayou che rendono l’amalgama unico. Un disco seminale. Da avere assolutamente nella propria discoteca.

Ed ecco la prima cosa importante che Mercury Rev mette in atto: farci conoscere un disco del 1968 rendendogli omaggio in modo decisamente unico. Così prima ancora di ascoltare la loro, sei costretto a ricercare la versione originale. E restarne incantato. Quel gusto un po’ Southern Goth, leggere percussioni per dare spazio alla profondità emotiva delle canzoni. Racconti agricoli, le lacrime della vita che si sollevano nella sabbia del Sud, le dure e interminabili giornate di lavoro. Un disco blues elegante e spurio di chitarre soliste, in contro tendenza rispetto al periodo. Un disco magico, che forse possiamo avvicinare solo a Dr.John in quanto a legame con la terra.

Ok, noto ora che voi cari lettori vi siate accorti che ancora di questo stramaledetto cazzo di disco non ho ancora scritto nulla. E non so se lo farò. Dirò solo che è un capolavoro. Ogni canzone è ricantata da voci femminili sempre incantevoli, e gli arrangiamenti eterei eliminano quasi completamente la forza ritmica del disco originale per esaltarne il carattere femminile, per esporlo ad una grandezza maestosa, profonda. Gli arrangiamenti sempre eterei, una volta sprigionati dai colori distorti su una tela pregna di vernice, sono qui calmi e definiti, quasi rarefatti. Il contrabbasso accompagna le strutture armoniche e sostiene le 12 voci con pacata umiltà, mentre sotto un mondo si muove in continuazione. Un repertorio infinito di tessiture armoniche dal gusto raffinatissimo. Come solo i Mercury Rev di Grasshopper e Danahue sanno fare.

E alla fine dell’ascolto trovo che tutto quello che hanno scritto sulle svolte dalla psichedelia dissonante al Dream Pop sono solo puttanate. Questo è il gruppo americano più importante della psichedelia moderna degli ultimi 30 anni, capaci di fare quello che pochi musicisti sanno fare: mettere da parte l’ego e dedicarsi con grande umiltà al mondo sonoro, perché la sua forza evocativa trafigge la coscienza e annichilisce ogni suo tentativo di ribellarsi. Mercury Rev dimostrano ancora una volta che la musica non è un criterio soggettivo ma un valore oggettivo. Questi due dischi sono bellissimi, così diversi e così uguali, così magici e così terreni. Parlarvi delle canzoni, delle ospiti illustri o tentare il gioco dei riferimenti vi rovinerebbe la gioia del chiudere gli occhi e abbandonarvi al viaggio di The Delta Sweete Revisited.

E poi, finito l’ascolto scoprire l’altra cosa importante che Mercury Rev realizza: fare un disco per non fare parlare di sé. Il gesto meno autocelebrativo e il più prezioso che una band possa fare al suo pubblico

Da ascoltare quando tutto va di merda, ma hai deciso che tu non hai colpe e non puoi farci niente, quindi è inutile che te la meni.

 

Tracklist:

  1. Okolona River Bottom Band
  2. Big Boss Man
  3. Reunion
  4. Parchman Farm
  5. Morning Glory
  6. Sermon
  7. Tobacco Road
  8. Penduli Pendulum
  9. Jesseye Elizabeth
  10. Refraction
  11. Courtyard
  12. Ode to Billie Joe

 

A cura di: Fabio Gallarati

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