Motionless In White – Disguise

A soli due anni di distanza dal loro ultimo lavoro (Graveyard Shift), tornano con un nuovo album fresco di stampa i Motionless in White, band all’attivo dal 2005 originaria della Pennsylvania diventata ormai una delle punte di diamante del metalcore orrifico o horror metal, come spesso viene definito, internazionale. Il loro nuovo disco, Disguise, uscito a giugno per l’etichetta Roadrunner Records, riprende la linea compositiva del suo predecessore, che pure aveva già segnato un punto di demarcazione abbastanza netto con la produzione precedente della band, per andare verso una deriva radiofonica distante dai loro primi lavori più esplicitamente ispirati a sonorità emo e post-hardcore. Basti pensare al pezzo “Legacy” per accorgersi di questo; pezzo che, tra l’altro, sembra quasi la versione più incazzosa di un pezzo degli Imagine Dragons.

Nonostante ciò, tuttavia, la band mantiene sempre immutata la propria attitudine e le venature metalcore si sentono scorrere sottopelle lungo ogni traccia, a partire dal pezzo opener che funge da titletrack. Il resto del disco si snoda tutto lungo questo  stesso stampo, anche se declinando la matrice metal in modo diverso per ogni traccia, sconfinando talvolta in maniera abbastanza robusta nell’industrial (come ad esempio in “Broadcasting from Beyond the Grave: Death Inc”), senza però mai dimenticare quell’attaccamento alle atmosfere orfiche in stile goth che li ha da sempre caratterizzati (e non si può non citare a tal proposito il brano più cupo e disturbante del lotto, “Undead Ahead 2: The Tale Of The Midnight Ride” dal sapore smaccatamente epico e cinematico).

Particolarmente convincenti risultano essere i capitoli più heavy in stile power metal, come “Headache”, “</c0de>” (con un pre-chorus reppato su base elettronica inneggiante “shut up” che immancabilmente ricorda i Linkin Park di “One Step Closer”) e “Thoughts & Prayers” (con un drumming martellante e riff di chitarra al vitriolo e rimandi Korniani onnipresenti). Trovano posto anche momenti più distesi con proto-ballad oscure come  “Holding On To Smoke”, “Another Life”  e la chiusa toccante e dai toni nostalgici di “Catharsis”.

Un tale compromesso tra melodia e note acuminate trova eco nelle linee vocali che passano dal growl al pulito con una semplicità e duttilità che pochi sono in grado di vantare con la stessa bravura di Chris “Motionless” Cerulli.

Si tratta di un disco emotivamente forte, il più intimo della loro discografia, che risponde ad un’esigenza espressiva forte: togliere le maschere e mostrare cosa si cela dietro il volto che mostrano al pubblico, andando oltre ciò che viene percepito dall’esterno

Infine, a me piace definirli come i Bring Me the Horizon che non hanno ceduto al mercato discografico. I suoni di questo ultimo lavoro sono corposi e non rinnegano la loro identità passata anche se risultano comunque più studiati al puntino che mai, raggiungendo una maturità dal punto di vista compositivo e nella realizzazione che se sì da un lato ha snaturato la componente più viscerale degli esordi, ma dall’altro ha portato molto valore aggiunto alla band. L’unica pecca che sembra accompagnarli lungo questa carriera ormai più che decennale è forse una mancanza di riconoscibilità che si possa definire netta. Ma a parte questo, nel giudicare questo disco che ci presentano come ultimogenito, non possiamo che apprezzarlo noi nostalgici dell’emocore di quasi un ventennio fa che un po’ ancora continuiamo a riconoscerci immersi dentro quelle sonorità e un po’ ci riconosciamo anche proiettati verso un inevitabile mutamento di gusti che con l’età è arrivato prepotente e naturale.

 

Tracklist:

  1. Disguise
  2. Headache
  3. </cOde>
  4. Thoughts & Prayers
  5. Legacy
  6. Undead Ahead 2: The Tale Of The Midnight Ride
  7. Holding On To Smoke
  8. Another Life
  9. Broadcasting From Beyond The Grave: Death Inc.
  10. Brand New Numb
  11. Catharsis

 

A cura di: Francesca Mastracci

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