Orca – Estinzione

Distorsione.

Questa la parola chiave per avere accesso, fare esperienza e provare a comprendere Estinzione, secondo lavoro in studio degli emiliani Orca.

Formazione nata nel Gennaio 2015 che fa di un linguaggio musicale di timbri profondi, sonorità scure e testi forti, la sua via di interpretazione, metabolizzazione e comunicazione di quanto li/ci circonda.

Non solo uno, ma tanti sono i generi dai quali la band sceglie di attingere i diversi elementi utili ad ottenere il risultato sonoro finale; diversi tra loro, ma tutti accumunati da una non linearità di base che ne fa il mezzo perfetto per trasmettere il malessere e un certo senso di inquietudine che stanno al centro dell’album.

Il primo fra questi, o per lo meno il primo a cui ho pensato al mio ascolto iniziale, è lo stoner, con quel suo essere aggressivo ma non fastidioso, quella sua capacità di colpirti forte senza comunque farti del male.

Lo si sente da subito, già nella traccia iniziale che è anche la title track del disco, come anche in Era Nera, sua traccia numero 5.

Con Il Sale entriamo nell’ambito dello shoegaze, sebbene più ruvido e psichedelico, e soprattutto nostrano, con quel cantato che in realtà è un parlato o per meglio dire un raccontato, con richiami a Max Collini e ai suoi Offlaga Disco Pax.

Ma torniamo alla sopracitata psichedelica che è dappertutto e in niente di specifico, ma si sente, e invade sottilmente l’intero lavoro, fino a raggiungere il suo apice nella traccia conclusiva, che, crediamo non a caso, si intitola Deliri.

Psichedelica come suono sì, con relative incursioni nel post rock (ed eccoci ad altro genere ancora) ma non solo, psichedelica quasi come stato emotivo, come sensazione epidermica, dei musicisti in primis, ma siamo certi anche di chiunque si approcci ad Estinzione.

Tutti questi elementi contribuiscono a fare di tale disco un lavoro decisamente interessante e dalla spiccata personalità, tuttavia, per gli stessi motivi non si può negare che si tratti di un album che può risultare di difficile ascolto. Non sembra ad esempio prestarsi bene ad una fruizione continuata, dall’inizio alla fine, i testi non sono immediati, bisogna concentrarcisi per capirli a dovere, così come i suoni, decisamente ricercati ma che non verrebbe da definire esattamente godibili, il che va benissimo anzi, o non esisterebbe altro che il pop a questo mondo, ma si deve sapere che richiedono un certo impegno per essere assimilati e apprezzati su supporto fisico, e per 8 tracce una dopo l’altra.

Una buona produzione insomma, il cui gradimento finale però purtroppo non è scontato, ma che con tutta probabilità si presta ad avere maggiore impatto nella propria dimensione live.

 

Tracklist:

  1. Estinzione
  2. Il Sale
  3. Spasmi
  4. Era Nera
  5. Rettili
  6. Non capivamo
  7. Baratro
  8. Delirio

 

A cura di: Daniela Raffaldi

6.5

Tags

About the author

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *