Ritmo Tribale – Mantra

Sono passati 22 lunghi anni, nel frattempo i Ritmo Tribale (band di culto e mater generatrice di tutta una filiera di altri gruppi milanesi, vero Manuel Agnelli?) si sono sciolti qualche anno dopo il crollo psicofisico di Edda. I 5 hanno continuato per un po’ senza il poliedrico singer licenziando Bahamas, canto del cigno supportato anche da un tour.

Oggi la neonata Spin on black decide di riprendere in mano i nastri originali affidando la rimasterizzazione a Marc Urselli, produttore, ingegnere del suono e fonico in forze all’EastSound Studios di New York. Uscito il 20 giugno 2016 in vinile 180 gr., gatefold, edizione limitata di 1000 copie e con un nuovo booklet curato da Luca Solo Macello, Mantra ritorna a splendere grazie all’impagabile lavoro fatto da Urselli, professionista molto attento e sensibile nel rispettare la filosofia di quel periodo ma capace di recuperare i suoni delle tastiere profondamente sepolte nel missaggio, per usare un eufemismo, ridonando profondità e ampiezza alla sezione originariamente inficiata da una registrazione non proprio all’altezza.
In mezzo ai dettagli tecnici, necessari ma non fondamentali per raccontare la qualità del songwriting originale, scorrono le immagini evocate dagli intrecci vocali (Hanno Tradito) fra Stefano “Edda” Rampoldi e Andrea Scaglia, complessi e piacevolmente uniti in un amplesso che al periodo i recensori, a corto di aggettivi per una band non facilmente identificabile, definirono come la versione italiana degli Alice In Chains. Questo lavoro su major richiama il principio del crossover nell’approccio e nei fatti. In quegli anni in cui dischi imprescindibili (The Real Thing e Angel Dust) rimbalzavano su tutte le riviste, iniziando a scalare le classifiche mondiali, Mantra detta legge interiorizzando la linfa infusa dalle band d’oltreoceano ma mantenendo una propria inconfondibile identità. I milanesi si trasformano di colpo in un faro accecante per molti gruppi che si stavano approcciando a quel tipo di musica. Anche se non hanno mai avuto il successo che meritavano (la cosa non è poi così sconvolgente considerando la tipologia di risposta del pubblico medio, indirizzato verso Litfiba e Marlene Kuntz) e una sorta di eremitaggio desiderato dagli stessi membri, i Ritmo Tribale hanno saputo sovvertire molte regole scardinando paletti e imposizioni ormai troppo deboli per resistere alla loro feroce ma furia. Mantra è un’opera obliqua, per l’aspetto musicale e compositivo. Nello specifico ci si ritrova di fronte a stili variegati e cangianti, dagli Helmet agli U2 passando per Red Hot Chili Peppers fino a Faith No More ma senza disdegnare alcuni riff di basso vicini ai primi Soundgarden (Anitmateria). Si va dalla purezza dura e cruda di Assoluto fino alla ballad Sogna passando per Madonna e la psicotica La Mia Religione. Non manca il rock muscolare e un intro dai pattern ritmici legati ai primi Metallica, si proprio la band di James Hetfield non fate quella faccia. Un capitolo a parte meriterebbe la voce proteiforme di Edda, singer che non trova epigoni nel suo genere né in quel periodo d’attività con i Ritmo né dopo il suo ritorno con ben tre dischi solisti e un quarto in uscita a breve. A rincarare la dose distruttiva ci pensa il piglio punk in Ti Detesto II. L’obliquaa cover di Rino Gaetano Il Cielo E’ Sempre Più Blu aggiunge un pizzico di sale a cui si somma il funky di Buonanotte. Vanno a completare questo prezioso puzzle di altri tempi Amara (gli effetti applicati alla chitarra ricordano per la seconda la band di Anthony Kiedis) e La Verità. Il sogno è il vero leitmotiv di questo lavoro, l’atmosfera onirica imperniata sull’inconscio e i suoi effetti sulla mente creano un gioco di specchi (Prendi il tuo sogno e lascia stare il mio, questo è il mio gioco, questo sono io) volutamente imperniato sulla dualità. Madonna che sogno, io non riesco a dire di no è uno scontro titanico fra l’essere vigili e quello stato di sospensione fluttuante, fra l’io conscio e quello assopito dal torpore di Orfeo.

I Ritmo Tribale rappresentano uno fra i gruppi vicinissimi al successo ma che per qualche ragione, non così recondita poi, hanno mancato questo bersaglio andandosi a schiantare nel vuoto cosmico e spietato del dimenticatoio senza riuscire a realizzare i propri sogni, appunto.
Album, 1994 o 2016 cambia poco, da (ri)scoprire per una band che aveva da dire molte più cose di quanto le uscite italiane degli ultimi 15 anni, sommate fra loro, non sono mai neanche lontanamente riuscite a spiegare.

01. Intro
02. L’assoluto
03. Madonna
04. Sogna
05. Hanno tradito
06. Sire
07. Mia religione
08. Antimateria
09. Ti detesto II
10. Amara
11. Buonanotte
12. VeRita
13. Il cielo è sempre più blu
14. Il male
15. Outro

a cura di: marcox

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