
Ritmo Tribale, torna Mantra
A 22 anni dall’uscita, “Mantra” risplende di nuova luce grazie al lavoro di rimasterizzazione eseguito dall’ingegnere del suono Marc Urselli e alla grafica curata da Luca “Solo Macello”. L’immarcescibile capolavoro dei Ritmo Tribale verrà pubblicato il 20 giugno da Spin On Black in 180 gr. gatefold, con booklet arricchito da una nuova impaginazione dei testi e foto dell’epoca riadattate alla nuova veste grafica.
Roma, Primo maggio 1994, concertone di Piazza San Giovanni. Quel pomeriggio si sarebbero esibiti alcuni artisti che animavano “il nuovo rock italiano”, come gli addetti ai lavori amavano definire quella scena. Ci sarebbero stati i Negrita, i Rats, i Mau Mau e soprattutto i Ritmo Tribale, quelli che amavo di più. Li seguivo già da un po’ di tempo e avevo preso una bella sberla qualche anno prima con “Kriminale”, il loro secondo album (il brano “Kosì dolce” è sicuramente una delle canzoni che ho ascoltato di più in loop), e poi con il successivo “Tutti vs. tutti”. Quell’anno, i Tribali avevano da poco pubblicato “Mantra”, da me recensito sulle pagine di Raro!, storica rivista di collezionismo musicale con la quale avevo fatto il mio esordio da scribacchino. Avevo quindi il mio bel pass plastificato, il mio registratore e la ferma intenzione di conoscere la band e di portare a casa almeno un’intervista. E così fu: mezz’ora di chiacchiere con Edda, il carismatico frontman. Praticamente un’intervista nata sull’istante, senza il bisogno di programmare tutto una settimana prima con uffici stampa o manager.
Ricordo di aver scambiato anche qualche battuta con gli altri cinque componenti e di averli osservati parecchio mentre aspettavano di salire sul palco. Si avvertiva un forte legame tra di loro, un’atmosfera molto scherzosa.
È stato poi bello conoscerli meglio qualche anno dopo, quando mi sono trasferito nella loro Milano per lanciare la rivista Rock Sound, e poter frequentare alcuni di loro anche dopo la fine della band. “Mantra” mi colpì fin dal primo ascolto. Aveva un suono che trovavo magnifico, compatto, era un album ricco di atmosfere che lo rendevano vario. Era rimasta l’urgenza punk degli inizi, ben presente in “Ti detesto II”, ma c’era un’apertura verso sonorità e arrangiamenti più raffinati, come nelle ballate “Sogna” e “Amara”. Con “Mantra”, i Ritmo Tribale erano una band al passo con i tempi. Erano sul pezzo, come si usa dire, erano in linea con alcuni suoni che provenivano dall’estero, come il grunge e il crossover. Non a caso, un’altra band che ascoltavo molto a quei tempi erano i Faith No More, che due anni prima avevano pubblicato il loro bellissimo “Angel Dust”. “Mantra” racchiudeva tutto quello che amavo dei Ritmo Tribale, ovvero il modo di cantare di Edda al quale si aggiungeva la bella voce di Scaglia (creando spesso intrecci vocali efficaci e paragonabili a quelli degli Alice In Chains), l’elettricità dei suoni e la grinta hardcore dirompente, senza dimenticare l’aspetto melodico che non veniva mai meno. “Mantra” ti arrivava potente in faccia fin dalle prime tracce di apertura (“L’assoluto”, “Madonna”). Ti ribaltava per poi accarezzarti con “Sogna” e di nuovo “centrifugarti” con “Hanno tradito”.
E così, brano dopo brano, fino all’ultima canzone. Continua a fare così anche ventidue anni dopo. Era il lavoro di una band che aveva messo a fuoco il proprio stile, probabilmente attraverso un percorso di ricerca iniziato subito dopo “Kriminale”. I Ritmo avevano anche affinato la loro scrittura e saputo integrare nel migliore dei modi le tastiere di Talia. Erano inconfondibili, proprio come la foto di copertina: nudi e, forse per la prima volta, uniti anche nel (non) look. Era infine il periodo in cui le major iniziavano a interessarsi al “rock in italiano” e creavano sottoetichette “underground” per firmare anche i vari Casino Royale, Negrita e poi Karma e Scisma. “Mantra” era un disco che rifletteva bene la sua epoca, racchiudeva malessere e sogni, disillusione e voglia di urlare. Per questo lo ascolto ancora spesso e continuo ad amare i Ritmo Tribale. (Daniel C. Marcoccia)
I Ritmo Tribale sono nati su una panchina di Piazza Grandi, Fabrizio “Fabri” Rioda, Alessandro “Zero” Zerilli, Stefano “Edda” Rampoldi, Andrea Scaglia e Alex Marcheschi si sono visti durante qualche fredda e nebbiosa serata milanese, riscaldata dalla passione comune per la musica. L’esordio assoluto avviene nel 1987 attraverso uno split in cassetta con il gruppo sperimentale F:A:R: allegata alla fanzine Amen This Is Religgion, legata allo spazio autogestito Virus di via Correggio. Bocca Chiusa (Radio Base 81 Records, 1988) è la prima tappa di un percorso cominciato imparando a suonare insieme. Scaglia dietro al microfono riveste il ruolo di cantante mentre Zero impugna il basso. L’album è una sorta di riscaldamento della durata di 24 minuti per 8 brani di matrice hardcore-energetica. Le cose girano bene e abbastanza velocemente, in formazione arriva il bassista Andrea “Briegel” Filippazzi che permette a Edda di assumere il ruolo di cantante / frontman. Stefano canta i testi di un disco seminale che scaglia il nome della band nella volta del rock italiano.
Kriminale (Vox Pop), registrato al Bips di Milano, permette alla band di presentare il disco a New York New Music Seminar, rassegna mondiale di musica indipendente, e successivamente in Germania, Francia, Svizzera, Algeria e Jugoslavia, oltre ad un gran numero di concerti in tutta Italia. L’album fonde, in un equilibrio stabile, hard rock, punk e metal. Collaborano il tastierista Luca Talia Accardi (La città e Guilty) che di lì a breve entrerà in pianta stabile nel gruppo. La recensione più che positiva su Maximum Rock’n’Roll aumenta la loro visibilità. Appena un anno dopo, nel 1991, esce Ritmo Tribale (Vox Pop), mini-LP in cui Talia alle tastiere offre nuovi spunti alle sonorità della band che si avvicinano al crossover e psichedelia con iniezioni di black wave e funk. Tutti Vs.Tutti (Dsb, 1992) modifica l’approccio al songwriting, rinforzato da un’evoluzione sonora che amplia il loro pubblico conseguendo per la prima volta un maggior successo e preparando così il terreno per quello che possiamo definire il cambio di marcia definitivo. Con Mantra (Black Out/Polygram, 1994) i Ritmo Tribale diventano uno dei nomi di punta nel panorama rock italiano. Il disco rinsalda il loro rapporto con i fan ottenendo un buon successo e il plauso della critica. Il lavoro viene distribuito in alcuni paesi Europei (Budapest, e main stage al festival di Dour ’95, in Belgio). Trascinati dal singolo-video Sogna (registrato a Cuba), i Ritmo sono la band più eclettica dello stivale. Il disco è stato accompagnato da un lungo tour di supporto partito dall’Italia e arrivato fino in Europa con ben 150 date.
Alla fine del ’95 arriva Psycorsonica, prodotto da Scaglia e Rioda e registrato da Fabio Magistrali alla Jungle Sound Station, i cinque cavalieri del rock suonano selvaggi e forti di nuove vibrazioni sonore per un disco che da molti è ancora considerato la loro punta di diamante. La successiva dipartita artistica di Edda cambia tutto, quello che ne rimane sono i concerti con Scaglia alla voce e Bahamas, canto del cigno che divide pubblico e critica. I fan lo considerarono il disco più oscuro e plumbeo, duro e indigesto, mentre per i detrattori fu il punto di non ritorno. Agli inizi degli anni 2000 il gruppo si scioglie. Nel 2002 viene dato alle stampe il cofanetto Bocca chiusa/Kriminale che contiene le riedizioni dei primi due album. Nel 2007 la band si ritrova per un concerto-evento al Fillmore di Piacenza, nello stesso periodo viene pubblicata una doppia antologia contenente due inediti e intitolata Uomini 1988-2000.
Tracklist
01. Intro
02. L’Assoluto
03. Madonna
04. Sogna
05. Hanno Tradito
06. Sire
07. La mia religione
08. Antimateria
09. Ti Detesto II
10. Amara
11. Buonanotte
12. La verità
13. Il Cielo è Sempre più Blu
14. Il Male
15. Outro
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