Star sailor – All This Life

Settembre è il mese in cui tutto riprende avvio, si sa. Le diete, la palestra, la scuola, e tutti i progetti lasciati in stand-by da troppo tempo, anche in campo musicale. E a fare il loro grande ritorno sulle scene in questo settembre freddo e pieno di maliconia sono i Starsailor, band inglese della “vecchia scuola” brit-pop con un album che arriva a otto anni di distanza da All the Plans e dopo una rottura che sembrava irrimediabile. Eppure, eccoli di nuovo qui, freschi e rigenerati, a spiazzare chi li dava ormai come nota da archivio in grado di pubblicare solo raccolte di successi passati (risale al 2015 il loro primo flebile tentativo di tornare insieme proprio con un Greatest Hits coronato da due inediti).

All This Life (dichiarato tributo a Tim Buckley) è il titolo del loro quinto album di studio uscito lo scorso 1 settembre per Cooking Vynil/Eden e prodotto da Richard McNamara degli Embrace. Si tratta di un lavoro meditato in cui si intrecciano continuamente istanze di recupero e al tempo stesso di superamento, in cui si trova traccia del loro soud rock classico ed elegante dal retrogusto brit-pop che da sempre li ha caratterizzati, ma dal quale prendono sempre più le distanze tingendolo con inflessioni sonore finora inedite per loro contaminate da venature soul, melodie folk o anche, a tratti, da una velata e composta componente elettronica. Così facendo, la band originaria della cittadina inglese di Chorley si scrolla un po’ di dosso alcuni dei connotati musicali campanilistici che pure avevano contribuito a fargli vendere una buona manciata di copie dei loro dischi precedenti in tutto il mondo (come il loro maggiore sucesso Silence Is Easy del 2004) per abbracciare invece uno spazio più commercializzato e radio-friendly.

Le undici tracce che compongono il disco sono tutte caratterizzate da una particolare attenzione alla struttura sonora che parte sempre in crescendo per giungere a chiuse in cui si sente il pezzo raggiungere pienamente una propria risoluzione in direzione d’arrivo. Si parte dall’energia della traccia opener che ha anticipato l’uscita dell’album, “Listen to Your Heart”, snodata su una partitura ritmica power-rock in cui viene racchiusa tutta l’essenza dei Starsailor del post-reunion: cadenzati groove di batteria e riff di chitarra che graffiano, ma l’onnipresenza del piano a soffondere l’atmosfera e la voce inconfondibile di James Walsh (e dei suoi falsetti). I pezzi che seguono poi prendono direzioni diverse, mantenendo quella patina di riconoscibilità che racchiude tutte. C’è la ballad folkeggiante (con tanto di armonica) della traccia da cui prende il nome l’album, “All This Life”, la funk’n’roll “Take Your Time” o la romantica “Caught in the Middle” dall’animo soul con cori e piano a fare da protagonisti. Capitoli più ritmati e vibranti (come “Best of Me” o la chiusa sferzante di “Fallout” che segna un capitolo particolarmente ben riuscito) cedono spesso il passo a ballate morbide, dove però non mancano mai screziature ruvide di chitarre elettriche (“Blood”,“Break the Cyrcle”, “FIA”) per lasciarsi andare nella traccia finale alla malinconica essenzialità acustica di “No One Else”.

In conclusione, un lavoro ben arrangiato e pieno di sostanza, eseguito da musicisti che “insieme suonano bene”. Ma tutto resta troppo ovattato nell’ordine e alla fine si ha l’impressione che manchi un po’ quel guizzo in più da far strabordare gli argini della buona esecuzione. Come ritorno, però, va bene. Aspettiamo solo di sentire verso quali direzioni intendono dirigersi ora.

 

TRACKLIST:

  1. Listen to Your Heart
  2. All this Life
  3. Take a Little Time
  4. Caught in the Middle
  5. Sunday Best
  6. Blood
  7. Best of Me
  8. Break the Cycle
  9. Fallout
  10. FIA
  11. No One Else

 

A cura di: Francesca Mastracci

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