Status Quo – Backbone

Allo sportello della banca c’era un tizio, un uomo distinto e dal viso simoatico e rassicurante. Peccato che ascoltasse musica di merda. Ed era un profondo appassionato, un famelico collezionista di dischi.

Capitava che passassi in agenzia ogni tanto, e aspettavo che di liberasse per poter parlare un po’ con lui di musica, con la speranza di farlo ravvedere. Quadri, così si chiamava, era un patito di quel blues chitarristico insopportabile, o della peggiore post progressive pop degli anni 80, tipo i Genesis senza Gabriel. Tra tutta quella roba cerebrovascolare che nemmeno si può nominare, gli Status Quo lo esaltavano particolarmente. Quadri ora non è più tra noi e non me ne vorrà, ma a causa di questa sua capacità di selezionare la peggiore musica del secolo scorso, ho sempre considerato Francis Rossi e soci come una band inutile.

Al di là che il loro primo disco Picturesque Matchstickable Message frrom risulta stucchevole e a tratti insopportabile, non ho mai sopportato il loro tratto distintivo, vale a dire quella Fender semidistorta con quel cazzo di echophaser. Non ce l’ho mai fatta.

Il repertorio invece si ripete costantemente per ogni disco: intro di chitarra semi arpeggiata chiusura sull’accordo di tonalità e parte il riff, entra la batteria e la canzone va spedita verso un pop rock che ha fatto epoca. Gli Status Quo hanno tutto, una voce che funziona, musicisti tecnici ma di cuore, una discografia sterminata e un’esperienza live da brividi. In Inghilterra sono una vera istituzione. Ma quel suono di chitarra non gira per niente, stronca il brano sul nascere, lo affoga nel manierismo e toglie incisività. Tutto diventa patinato, lucido come la copertina di una rivista, o come le pubblicità di igiene dentale che trovi dal dentista. Ma questo a Quadri, l’impiegato in banca con cui parlavo per ore di musica, piaceva molto.

Mi chiedo, se fosse ancora vivo, cosa penserebbe di Backbone, e credo se ne innamorerebbe. Gli Status Quo sono tornati e sono in splendida forma. Solidi robusti ed esuberanti. Il Boogie Rock che li ha resi celebri trova in queste 11 tracce una carica esplosiva sorprendente. Amore, amarezza, rabbia lucida, senza mai cadere nella disperazione. Una vera rock band. La personalità di Rossi si intreccia bene con quella di una formazione completamente nuova, la ben rodata da 3 anni di attività live dopo la scomparsa di Rick Parfitt.

Quadri sì emozionerebbe a parlarmi di questo disco. E mi farebbe piacere poter parlare con lui di musica, anche se non ne capiva un granché. È la passione che conta, e gli Status Quo sembrano averne ancora, al punto di riuscire a rendere sopportabile quella Fender semidistorta con quel cazzo di echophaser che non ho mai sopportato.

 Da ascoltare mentre fai le pratiche per il finanziamento

 

Tracklist:

  1. Waiting for a Woman
  2. Cut Me Some Slack
  3. Liberty Lane
  4. I See You Are in Some Trouble
  5. Backing Off
  6. I Wanna Run Away With You
  7. Backbone
  8. Better Take Care
  9. Falling Off the World
  10. Get Out of My Head
  11. Running Out of Time

 

A cura di: ffgallarati

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