The Bastard Sons of Dioniso Intervista

Jacopo Broseghini, Federico Sassudelli, Michele Vicentini, sono i The Bastard Sons of Dioniso,
rockers dal cuore di panna. Escono oggi con etichetta LP & Friends e Fiabamusic, Distribuzione
Artist First, con il loro sesto album dal titolo misterioso….

15 agosto 2003, Mas dei Gianeti –

15 agosto 2013, pochi mesi fa avete festeggiato 10 anni
insieme, ripensare a quella serata vi emoziona immagino, cosa erano allora i The Bastard
Sons of Dioniso e cosa sono oggi.

Jacopo: Quel giorno lì eravamo tre compagni di classe che avevano deciso di creare qualcosa di
nuovo, di diverso, rispetto a quello che erano abituati a fare. Fino a quel momento non c’erano
aspettative, non che non si volesse fare concerti, ma non c’era una volontà di crescita.

Oggi siamo sempre gli stessi compagni di classe, siamo dell’86, coscritti, quel rapporto lì non è
mai cambiato e probabilmente se cambierà sarà la fine della nostra storia, che si basa soprattutto
sull’amicizia e sulla voglia di condividere la passione per la musica.

Avete più di 400 concerti all’attivo, e 6 cd. Cosa ci dobbiamo aspettare da questo nuovo
album? Si tratta di canzoni nuove, venute fuori dall’esperienza di questi ultimi anni o
avete attinto anche al passato, rivedendo o arrangiando pezzi più vecchi?

Jacopo
: Dipende, alcune arrivano dal passato, come ad esempio “Precipito”, ho impiegato 3
anni a finirla, ne ho fatte diverse versioni. La prima era addirittura sperimentale elettronica.
Molte sono di Michele, che arrivava a studio con un’idea abbastanza definita, poi però sono
state smontate e rimontate, sono stati tolti dei pezzi. Ad esempio in “Trincea” c’era un riff che
ora non c’è più.
Avere un nostro studio per lavorare è una fortuna, perchè non hai fretta, hai la possibilità di fare
due o tre canzoni alla volta, di lasciarle “riposare”, di cambiare poi idea.
Se hai i tempi stretti perchè magari ti appoggi ad uno studio che affitti, non puoi permettertelo.

Che tracce sono, su quali tematiche vi siete soffermati?

Michele
: I testi sono stati modificati talmente tanto per renderli musicali, che magari i significati
iniziali sono cambiati.
Ad esempio “Samurai”, che ha un riff drittone, parla del non riuscire a comunicare. C’è in
mezzo questo duello tra un guerriero ed una bambola, diresti che il guerriero rappresenta la
cattiveria e la bambola invece la cosa più innocua che c’è. In realtà però si tratta di un samurai,
dunque un guerriero nobile, e di una bambolina voodoo che è la cosa più infame che esista.
Quindi c’è una contrapposizione tra l’apparenza e quello che è la realtà.
Nell’ultimo pezzo “Ciò che reggeva il mondo” ci sono degli ossimori, come morto di gioia, una
serie di contro sensi che suonano bene.
La prima traccia “Bestia tra il bestiame” come suono è quella più strana. E’ stata l’ultima ad
essere inserita, due settimane prima di chiudere il disco.
Mi piace molto come apertura perchè è grezzona, ha una partenza secca.

Parliamo del sound. Nell’ultimo cd, “Per non fermarsi mai”, avete cercato di rendere un
suono naturale, meno artefatto e più reale possibile. Avete seguito anche adesso questa
strada?

Jacopo:
Sì, abbiamo cercato di renderlo perfetto per il live, alcune canzoni erano anche troppo
arrangiate, e dunque abbiamo fatto un lavoro di pulizia per poterle suonare live. Volevamo che
le canzoni suonassero dal vivo così come le senti nel cd.


In questo album, oltre che con Bugo per “Ti sei fatto un’idea di me”, avete collaborato
con i Gnu Quartet , quartetto d’archi. Anche in passato avete collaborato con altri artisti
come Felix Lalù in “Per non fermarsi mai” . So che amate collaborare con artisti che
stimate e che avete una fitta rete di amici musicisti veramente in gamba, in questo caso la
collaborazione come è nata?

Jacopo:
Piero Fiabane, il nostro manager, conosceva i Gnu Quartet. Noi avevamo bisogno di
qualcuno che interpretasse gli arrangiamenti di Trincea per una questione di sound. Questo
pezzo era inizialmente molto diverso.
Gli archi sono stati arrangiati da Clemente Ferrari che lavora con Max Gazzè. (vi
assicuro che una volta sentita con gli archi e poi sentita senza, in versione acustica, gli archi li
continui a sentire anche se non ci sono, ndr
)

Michele: Felix Lalù, che è un nostro carissimo amico, ha collaborato con noi anche in questo
CD per i testi di alcuni pezzi.

La cover del cd. Avete sempre prestato molta attenzione alla copertina del cd, le ho
sempre trovate tutte bellissime ed interessanti, ognuna a modo suo diversa dalle altre. Di
questa cosa dite?

Jacopo
: ho impiegato più tempo a fare la copertina, a pensarla che a fare ad esempio il video.
Era stato fatto tutto un lavoro che sembrava dovesse andare perso, poi Alan Diezzoli, un amico
di Trento, è intervenuto e ci ha dato una mano e degli spunti per concretizzare le nostre idee e
dar vita al rebus che contiene anche il titolo del CD.
Praticamente il titolo è una frase intera che trovi nel booklet, la prima pagina è un rebus, dopo
c’è la parte della criptografia mnemonica, si tratta di una frase con due significati, e poi l’altro
rebus collegato al precedente.
Abbiamo deciso che andremo a suonare a casa di chi lo indovinerà (intervistatrice:peccato che
io sia una frana….in queste cose)

Sei soddisfatto? Se dovessi fare un confronto con il cd precedente a livello di primo
impatto emotivo?

Michele:
Sì, sono molto soddisfatto, innanzitutto perchè l’abbiamo fatto a casa nostra. Avere
i mezzi per fare un disco che suona bene, senza andare a cercare qualcuno a cui poi devi
rendere conto, è fondamentale. Noi finite le riprese e tre mix, abbiamo mandato il tutto a Roma
da Gianluca Vaccaro, lui non è solo un mixarista è proprio un produttore e quindi ti dà dei
suggerimenti ad esempio se modificare la registrazione di un pezzo, modificare un suono della
chitarra etc, lui è forte. Ma già i nostri microfoni sono buoni, nessun tipo di trattamento acustico
nelle stanze.
Questo cd mi piace perchè come sound mi sembra più omogeneo, più compatto, tranne “Ti
sei fatto un’idea di me” che però è stata scritta da altri, “Cassandra” che ha l’arpeggino e forse
“Precipito”, che ha il coro, le altre sono simili come suono, e questo secondo me è un pregio
perchè vai a focalizzarti su un sound sempre più preciso.
Questo cd suona come siamo noi adesso.

Come sarà la scaletta dei concerti?

Michele
: Siamo ancora in fase di collaudo, ma abbiamo intenzione di suonare tutto l’album più
6 o 7 brani vecchi.
Il set sarà interamente elettrico, picchiato duro, niente acustico. Non vogliamo fare cover in
acustico nel tour ed abbiamo deciso di non portare più il moog per guadagnare spazio nel
furgone. Quindi non si fa più Senza Colore, Stare bene in mezzo al male, Mai e poi mai(canzoni
del precedente album ndr).
O almeno ora è così, poi magari cambieremo idea.

Se dovessi far ascoltare una canzone del cd ad una persona che non vi conosce quale
sceglieresti?

Penso “Iodio a Milano”, per me è la più riuscita del disco. Quella che suona meglio, che sono
più contento di suoni ed anche del testo. Da suonare un po’ meno forse perchè è un po’ lenta,
ma dal disco mi piace un sacco, c’è la voce distorta, lo svuoto di batteria, la batteria distorta che
non avevamo mai fatto, un po’ di suoni strani. Farei sentire questa.

I vostri supporter più fedeli vi seguono spesso ovunque anche organizzando trasferte e
sono nate tramite il vostro sito diverse amicizie e moltissime persone si sono appassionate
di musica grazie a voi.

Fan a parte, tutti vi riconoscono un’ energia incredibile nel live, il live è la vostra forza,
è il luogo in cui riuscite ad esprimere voi stessi al meglio. Siete un gruppo che non si
risparmia, si vede che vi divertite e che vi piace suonare insieme, suonate a mille sia se
avete davanti 10 persone sia se state all’Heineken Jammin Festival. Questo non è da tutti,
ed anche chi non vi conosceva e vi ha sentito all’Heineken o all’apertura dei concerti di
Ben Harper e Robert Plant o dei Green Day se n’è accorto.

Jacopo
: siamo molto contenti di questo, che molte persone si sono conosciute grazie a noi, la
musica unisce.
Per quanto riguarda il modo di suonare per noi è una cosa fisica. Noi siamo così, se suonassimo
tranquilli non riusciremmo a suonare, c’è una componente fisica nel momento in cui stai sul
palco. Non c’è niente di studiato, ci viene spontaneo così, è l’energia che si sprigiona suonando.

Intervista a cura di Simona Solinas

Per l’intervista ringrazio prima di tutto Gianni, che avalla tutte le mie passioni, Piero e i The
Bastard Sons of Dioniso per la disponibilità, la professionalità e la dolcezza di sempre, e le
ragazze che mi hanno accompagnata e supportata nella mia prima intervista, Laura, Ilaria e
Simona. 

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