Thundercat, a novembre a Milano

L’americano Thundercat, alias Stephen Bruner, è una di quella persone da sempre circondate dalla musica – quasi una inevitabile questione di destino. Genitori, parenti, fratelli (suo fratello Ronald è un batterista di enorme valore), tutti musicisti: e lui ci si è tuffato dentro, in tutti i modi possibili, addirittura finendo già quindicenne in una specie di boy band (i No Curfew, che in Germania ebbero pure vagamente successo) ma soprattutto riuscendo ad essere passo dopo passo un bassista dall’abilità tecnica eccezionale tanto da diventare, appena fattosi “adulto”, un session man richiestissimo. Le sue collaborazioni spaziano dai Sucidial Tendencies (di cui è stato bassista ufficiale nei live per un po’) ad Erykah Badu, ed è davvero arduo immaginare due estremi più distanti. Ma soprattutto, nell’essere turnista di vaglia ma anche per una sua naturale propensione ad esplorare, Thundercat finisce parallelamente a ruotare nell’orbita della Los Angeles più “fumata” e musicalmente visionaria, quella di Flying Lotus e della Brainfeeder. Ovvero lì dove l’hip hop incontra le decostruzione, un po’ di follia e anche un approccio molto “cosmico”, mutuato in realtà dagli anni ’70.

Questo è il momento di svolta, per Thundercat. È il momento in cui rifinisce al meglio la sua “voce” stilistica, che nasce di suo dal jazz ma intercetta gli stimoli della contemporaneità e anche del songwriting pop-soul; è il momento in cui diventa un artista-cardine per l’hip hop più avanzato (il suo contributo in “To Pimp A Butterfly” di Kendrick Lamar, forse il disco rap più importante dell’ultimo decennio, è fondamentale); è il momento in cui incide album solisti di notevole spessore, dal dittico “The Golden Age Of Apocalypse” ed “Apocalypse” (rispettivamente, 2011 e 2013) al recente “Drunk” (2017), che ha avuto una grande accoglienza dalla critica e in cui Brunner affina come non mai anche le sue doti di scrittura testuale e musicale. Le doti tecniche da strumentista, invece, non hanno bisogno già da anni di essere affinate: dal vivo il suo virtuosismo raggiunge infatti livelli incredibilmente spettacolari, e del resto è sempre attento a scegliere dei musicisti altamente preparati tecnicamente – ma al tempo stesso molto comunicativi – con cui farsi accompagnare. Il risultato è un set esplosivo, gioioso, in certi momenti visionario e in altri ferocemente funk ed emozionale. Di sicuro, una delle realtà più solide, interessanti e stimolanti nel panorama black contemporaneo – a livello mondiale.

 

25.11 | MILANO – BASE

 

THUNDERCAT
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