Trivium – What the Dead Men Say

Durante il Medioevo, le tre arti liberali in ambito filosofico-letterario (definite da grammatica, retorica, dialettica) vennero denominate “arti del trivio”. Si sono ispirati proprio a questa nomenclatura, i Trivium, band originaria di Orlando (Florida) all’attivo ormai da quasi un ventennio.

Nel corso degli anni si sono fatti conoscere sulla scena metal internazionale grazie ad un sound strutturato, che fa perno su una tripartizione, per l’appunto, dove si fondono insieme thrash, metalcore  e progressive, creando uno stile abbastanza riconoscibile, sebben fortemente ispirato dall’influenza delle band capostipiti nel genere, tra qui, primi fra tutti i Metallica (ed è impossibile non citarli visto che i Trivium ne sono impregnati fino al midollo). Tuttavia, con il loro nono album in studio (traguardo tributato dalla traccia opener completamente strumenale “IX”), uscito lo scorso aprile per Roadrunner, la band dimostra di aver maturato una propria consapevolezza nel gestire e maneggiare con cura la propria materia.

In What the Dead Men Say si registra, infatti, un ottimo livello tecnico, sia dal punto di vista vocale (grazie alla potenza del cantato di Matt Heafy che oscilla con estrema destrezza tra growl e parti clean) che nella parte strumentale, con riff deflagranti sempre tirati al massimo e interessanti cambi tempo dove le sezioni ritmiche si fanno ora più sincopate ora più lente, inerpicandosi in breakdown dove si coglie chiaramente quell’influenza di un certo metalcore novanteggiante di cui abbiamo fatto menzione pocanzi.

Nel descrivere il disco, la band lo ha definito come l’unione del passato-presente-futuro della loro discografia. Se infatti per molti aspetti i Trivuim riprendono le redini di The Sin and the Sentence(disco uscito ormai tre anni fa), per molti altri se ne distaccano, spostando ora l’attenzione su una componente maggiormente incentrata sul thrash, ed è proprio questo a far la differenza.

Il quartetto di Orlando aveva già estratto prima dell’uscita del disco ben 4 tracce (“Catastrophe”, “What the Dead Men Say”, “Amongst the Shadows & the Stones” e “Bleed Into Me”) e con molta serenità si può affermare che lo spoiler su come sarebbe stato questo loro nono lavoro in studio s’era già tutto bell’e che bruciato. Non che le dieci tracce che lo compongono siano state tutte modellate per rientrare nello stesso stampo, ma diciamo che le loro forme si somigliano molto. Ma è vero anche che il senso di continuità che i pezzi intavolano tra loro nel corso dello snodarsi progressivo del disco non risulta mai essere pesante. Le punte più alte si registrano con la titletrack, posta sapientemente alla fine, e con l’epica “Sickness Unto You”.

Sovrapponendo varie impostazioni strutturali all’interno delle stesse tracce riescono, alla fine, a creare un lavoro in cui le parti si somigliano molto le une alle altre sì, ma sono comunque ognuna diversa da sé.

 

Tracklist:

  1. IX
  2. What The Dead Men Say
  3. Catastrophist
  4. Amongst The Shadows And The Stones
  5. Bleed Into Me
  6. The Defiant
  7. Sickness Unto You
  8. Scattering The Ashes
  9. Bending The Arc To Fear
  10. The Ones We Leave Behind

 

A cura di: Francesca Mastracci

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