Unreal City – Frammenti notturni

C’è chi ritiene che il progressive-rock italiano sia finito con la PFM e appartenga ormai ad un tempo passato o comunque ad una schiera di musicisti della vecchia guardia che guarda ancora con nostalgia all’età d’oro prog formatasi nell’Inghilterra degli anni ’70 con nomi di punta come Atomic Rooster o VDGG. Chi ritiene questo, però, non ha mai ascoltato gli Unreal City, giovane band di Parma, nata da un’idea del tastierista/cantante Emanuele Tarasconi e dalla chitarrista (anche lei cantante) Francesca Zanetta. Già all’attivo dal 2008 con un una serie di vari cambi nella formazione, la band parmense pubblica ora il loro terzo album, che si presenta quasi come una naturale continuazione de “Il paese del tramonto” del 2015, che si chiudeva sul farsi della notte. Ora, a due anni di distanza, lo scenario trova la sua risoluzione in un paesaggio notturno più cupo e denso: Frammenti notturni, questo il titolo del loro ultimo lavoro, sembra iniziare proprio dove l’album precedente si era concluso, lì dove il sole era tramontato.

Già in apertura veniamo trasportati in un’atmosfera a tratti psichedelica con lunghe distese strumentali in cui si scontrano i suoni ruvidi delle chitarre con la suggestione sognante creata dal violino e dal piano, il tutto coronato dalle voci calde e profonde che si aggiungono quasi ovattate agli strumenti, senza mai sopraffarli. L’album si avvia così in cinque lunghe suite adagiate su distesi tappeti sonori modulando cambi di atmosfera che si susseguono alternando passaggi più granitici e oscuri, con assoli di chitarra dal sapore pinkfloydiano, a momenti più distesi e ariosi.

Gli arrangiamenti complessi sono eseguiti con ottima padronanza musicale da parte della band, che lungi dall’essere mostra di un virtuosismo esibizionista fine a se stesso, coinvolge emotivamente l’ascoltatore, trascinandolo verso derive oniriche in un flusso continuo, che è anche il risultato della loro capacità di dare un senso di continuità tra i vari capitoli che compongono la tracklist.

È inoltre ravvisabile la particolare attenzione rivolta verso i testi, scritti in italiano per toccare al meglio la resa espressiva, nonostante gli Unreal City abbiano maturato ormai una fama internazionale ancor prima che nazionale e nonostante la consapevolezza che la lingua inglese si sposi in modo più confacente con il genere prog per le cadenze ritmiche proprie dell’idioma. Una scelta difficile quanto consapevole che denota la maturità artistica di questa band giovane ma ben proiettata verso un panorama musicale per molti aspetti diacronico rispetto i gusti dei tempi moderni. Ma d’altronde loro sono espressione di città irreali, in cui l’eccesso di materialismo ha portato gli uomini a vivere un’esistenza da automi. Tra la presa in carico della corruzione che ci circonda e il bisogno di cambiamento, gli Unreal City ci invitano a prenderci qualche istante di riflessione, magari gettando uno sguardo al passato per una rinascita spoglia dalle tenebre della notte metaforica che è in noi. Così l’ultimo brano, “Arrivi all’Aurora”, lento e delicato commiato che getta una prospettiva di speranza alla base di quello che potrebbe essere un loro successivo lavoro. E noi speriamo con loro.

 

TRACKLIST:

1. La grande festa in maschera

  • a. Désir b. Exitacion
  • c. Plateau
  • d. Orgasme
  • e. Résolution

2. Le luci delle case (spente)

3. Barricate

4. Il nido delle succubi

5. Arrivi all’aurora

 

A cura di: Francesca Mastracci

 

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