Veeblefetzer – More

Non amo le contaminazioni in musica.

Mi diverte lo ska, mi coinvolge il reggae, apprezzo la genuinità del folk e della musica balcanica, ma tutti insieme faccio un po’ fatica. Almeno sulla carta.

Sono fan delle personalità definite, o viceversa del caos grosso, quello studiato e ricercato, non sono orecchia da mescolamenti e fusioni “tanto per”.

Tuttavia, c’è un tuttavia.

Se una band riesce a conferire carattere e a dare una propria identità ad un prodotto musicale grazie al mix di tutti i generi sopracitati e non solo, talvolta anche di tutte le loro varianti stilistiche, lo si deve riconoscere.

E mi sento di dire che questo possa essere il caso dei Veeblefetzere del loro ultimo disco, More.

Tra tutti i significati che il quartetto laziale ha conferito al titolo del proprio album scelgo quello che si rifà alla traduzione inglese della parola: “di più”; perché quando pensi a tutti i mondi sonori che popolano le tracce di questo lavoro e credi di esserti fatto un’idea più o meno veritiera di quello che deve essere, ecco, è bene che tu sappia che, sì, ok, è quella roba lì, ma non solo, è di più, è oltre.

Certo si tratta comunque di 10  tracce che vedono momenti più felici, dotati di maggiore freschezza e capaci di accendere la curiosità ed altri decisamente più nella norma.

Il mio interesse va soprattutto laddove sente certi suadenti suoni Dub e segnalo a tal proposito in particolare la traccia di chiusura, con la collaborazione del cantato/parlato di Lucio Leoni e un notevole portato poetico che emerge grazie al connubio artistico tra i due progetti musicali.

Apprezzatissima, al n.9, anche la cover di Love Buzz, pezzo originale della band olandese Shocking Blue, ad alto tasso di (piacevole) psichedelia, già rifatto dai Nirvana nell’88, che dimostra il talento creativo dei Veeblefetzer, i quali hanno saputo dare una nuova veste al pezzo, senza farlo sembrare per nulla una brutta copia, bensì indagandone nuove potenzialità, surfando sull’altra metà della mela degli anni ’80, flirtando con l’elettronica sorniona tipica dell’epoca, ma senza rinunciare alla loro cifra con l’inserimento attento dei giusti fiati qua e là.

E che vuoi dire ad una band che così, proprio in zona cesarini, ad un passo dalla conclusione dell’album ti piazza un goal in calcio d’angolo dimostrandoti non solo di essere in grado di reggere il colpo del miscuglio di genere, ma anche di saper zigzagare attraverso le epoche conservandone il buono ma nel contempo donandogli una chiave di lettura personale?!

Bravi ragazzi, ottimo lavoro, vi si tiene d’occhio.

 

Tracklist:

  1. Bones
  2. Again and Again
  3. Katabum
  4. That Thing
  5. Bicipiti
  6. Vega Skit
  7. La notte
  8. Lonely Boy
  9. Lova Buzz
  10. Fango (feat. Lucio Leoni)

 

A cura di: Daniela Raffaldi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *