Verdena – Volevo Magia

VERDENA

VOLEVO MAGIA

a cura di: Alessandra Sandroni

Ricordo bene la sensazione di stupore mista ad eccitazione che ebbi nel sentire i Verdena per la prima volta nel ’99 su Mtv e, da allora, l’ansia che si insinuava mentre aspettavo un loro nuovo disco, la paura che non potesse competere col precedente. Dall’adolescenza ad oggi ne ho persi (poi magari anche ritrovati) di amori musicali. Qualcuno mi ha delusa, qualcuno è andato in una direzione dove io non volevo andare, qualcuno si è spento. E poi ci sono loro, gli unici che ogni volta che tornano sono un colpo dritto al cuore.

Questa volta l’attesa per la nuova uscita è stata talmente lunga che le aspettative erano alte, che dico, altissime. Sette anni in cui abbiamo avuto modo di vederli lavorare separatamente ad altri progetti e in altre formazioni; e di nuovo tutti insieme alla recente colonna sonora del film America Latina dei fratelli D’Innocenzo. Poi finalmente, ecco la data, 23 Settembre. I riflettori sono tutti puntati sul trio bergamasco che in tutta risposta ci ha presentato il suo disco più diretto, meno “manipolato”, più di pancia. Dopo due lavori massici come WOW e i due volumi di Endkadenz, i Verdena sembrano volersi allontanare e liberare dall’approccio al limite del maniacale con cui componevano i precedenti lavori in favore di un sound forse più crudo, meno infiocchettato. Protagoniste indiscusse del loro settimo album in studio sono le chitarre: che siano sotto l’effetto stupefacente del fuzz (Pascolare), pulite e lineari (Certi Magazine) o dagli accenti blues (Paul e Linda), il risultato è sempre e solo pelle d’oca. Si prende la scena il basso della Sammarelli in un paio di episodi (Per sempre assente, Sino a Notte) e trascina il carro (armato!) la batteria di Luca che, mi sento tranquilla nel dirlo, in questo momento in Italia non ha eguali. Cosa combina su Crystal Ball e sulla Title track solo vedendolo dal vivo lo potremmo concepire. Pesta durissimo, può attraversare passaggi psichedelici e tornare su rive hardcore, è sempre a suo agio e si sente che si diverte nello sperimentare: è una scarica di adrenalina pura. L’eccezionale alchimia fra i tre è l’ingranaggio principale della macchina Verdena, dove ognuno si sente libero di arrivare dove vuole senza sovrastare l’altro. Ed è da questa chimica che nascono perle rare come Cielo Super Acceso o Sui Ghiacciai. A chiudere il disco l’introspettiva Nei Rami, ci lascia come appena svegliati da un lungo e strano sogno nel quale avremmo voglia di tornare subito ad immergerci.

Pochissimi come sempre i crediti al disco. Ci tengono a far tutto loro, come dicono loro. E chi siamo noi per contraddirli? Chi vorrebbe mai rischiare di rompere questo perfetto incantesimo che va avanti da vent’anni?

Non so quante altre band dopo tutto questo tempo fuori dalle scene, ritroverebbero un pubblico così numeroso ad aspettarli, facendo praticamente sold out un tour intero senza nemmeno averlo cominciato. La ragione di questo inarrestabile fermento che li circorda (se ve lo stesse ancora chiedendo), è tutta dentro questo disco. L’ennesimo disco, il settimo, con il quale i Verdena ci dimostrano che gruppi come loro in Italia li possiamo a stento contare sulle dita di una mano.

 

Tracklist

  1. Chaise Longue
  2. Paul e Linda
  3. Pascolare
  4. Certi Magazine
  5. Crystal Ball
  6. Dialobik
  7. Sui Ghiacciai
  8. Volevo Magia
  9. Cielo Super Acceso
  10. X Sempre Assente
  11. Paladini
  12. Sino a Notte (D.I.)
  13. Nei Rami

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