Di Viola Minimale – La Dinamica Degli Addii

No, nessuno ha mai creduto che, solo perché gli anni ’90 sono finiti da quasi vent’anni, il disagio non vada più di moda. Figurarsi quindi se poteva non piacerci più il cantare del disagio. Non sia mai.

La Dinamica degli addii dei Di Viola Minimaleemerge dritto da questa necessità di manifestazione del “male di vivere” che accompagna da sempre noi, incarnazione vivente della famosa poesia montaliana nonché perfetti eredi del buon Giacomino Leopardi, e che, come ormai abbiamo capito, raramente ci abbandonerà.

Ciò nonostante apprezzare e sviscerare un tipo di scrittura e utilizzo del suono più ombroso e riflessivo non significa realizzare un inno al pessimismo e all’autoflagellazione. L’ultimo lavoro in studio del quartetto di Ragusa, con la volontà di indagare tematiche fortemente legate al “sé”, pesca piuttosto  in quella tradizione di musica introspettiva tipica di certi gruppi simbolo degli anni ’90 come Marlene Kuntz, Massimo Volume  e naturalmente Afterhours. La voce del cantate, e principale autore del gruppo, in più di un episodio ricorda per esempio, non tanto come timbro quanto come modo di usare le corde vocali e in alcune distorsioni, la scuola del buon Manuel Agnelli. Ciò senza dimenticare una certa influenza di area shoegaze,  generalmente intesa, dalla quale le atmosfere sonore di questo disco sembrano attingere.

6 pezzi che valgono per un LP intero, data la loro articolazione e la quantità di elementi che ciascuno porta con sé. Un lavoro ricco e dalla personalità spiccata e chiara, forse però non proprio immediato.

Questo dal punto di vista della fruizione, in quanto non si tratta di pezzi che si prestano al sottofondo, bensì che richiedono un certo grado di concentrazione per essere colti e apprezzati. E anche allora talvolta si ha la sensazione che qualcosa sia comunque sfuggito, in termini più di significato che di note.

Se infatti l’impatto emotivo lasciato a composizione e arrangiamenti funziona con una certa efficacia, lo stesso non si può dire della parte testuale che, per essere compresa, e quindi goduta, richiedo uno sforzo maggiore e anche in quel caso un eventuale ascolto ripetuto, prima di “arrivare” (perdonate il gergo da talent, ma ammetterete che funziona).

Aldilà di questo particolare La Dinamica degli addii rimane un prodotto interessante, ben pensato e progettato, con dinamiche e situazioni musicali in cui perdersi e ritrovarsi, a seconda della necessità e che, per concludere in bellezza, sembrano inoltre lasciare buoni spunti e punti di partenza per live di livello e durante i quali, perché no, concedersi qualche sperimentazione. Un ennesimo punto messo a segno quindi in una carriera che dura da circa 15 anni, cosa non proprio così banale.

 

Tracklist:

  • L’anamnesi
  • I campi delle imperfezioni
  • Torneremo a vivere
  • La dinamica degli addii
  • La trappola
  • Realmente noi

 

A cura di: Daniela Raffaldi

7.0

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