Kama – Un signore anch’io

Era il 2006 quando usciva Ho detto a tua mamma che fumi, primo album in studio del cantautore brianzolo Kama, al secolo Alessandro Camattini. Passano dieci anni di quasi totale silenzio discografico in cui ti ritrovi a fare i conti con i cambiamenti che la vita, nel bene e nel male, ti ha riservato e poi, all’improvviso, decidi che è arrivato il momento di riprovarci di nuovo, ed ecco che vede la luce Un Signore anch’io, album che riavvolge il nastro del tempo per continuare una storia lasciata alle spalle, trovando però parole nuove con cui renderla presente (nel tempo e nello spazio) e con uno sguardo proiettato sulle prospettive dei tempi moderni.

Undici tracce, immediate e piene di tutto il sapore scanzonato della musica leggera italiana, del cantautorato pop nostrano, quello fatto bene, in cui ogni nota e ogni parola trovano ragion d’essere in un’armonia di suoni e di testi ben confezionati che arrivano subito al cuore degli ascoltatori. Niente è infatti lasciato al caso in questo secondo lavoro di Kama, ma d’altronde il fatto che sia diplomato al Conservatorio e sia anche un ottimo polistrumentista non sono certo dettagli che passano in secondo piano. Ogni traccia parla di lui, dell’uomo che c’è dietro il musicista e anche degli anni di assenza trascorsi, nei quali la musica non ha mai cessato di essere il fulcro della sua vita ma che sono stati tuttavia necessari per fargli “ritrovare le parole” (come cita anche uno dei brani contenuti nell’album). Il risultato è un disco dalle sonorità piene e lineari, mai scontate o troppo melliflue però, in cui di tanto in tanto si trovano sferzate prettamente rock o virate blues ad impreziosire il tutto.
L’incipit dell’album introduce immediatamente ad un’essenzialità acustica con i brani “L’acqua” (che a tratti ricorda i Marta sui Tubi di Cinque, la luna e la spina) e “Caffè scorretto”. Strofe e ritornelli che si ripetono ed entrano in testa sono una costante di tutte le tracce, ma la modulazioni del timbro vocale che il cantante apporta, talvolta anche all’interno di uno stesso brano, danno uno slancio stilistico in più all’assetto melodico generale (ad esempio, gli acuti di “Scegli me” e i falsetti tinti di blues di “Superuomo”). La traccia più ritmata è certamente “Sentirsi come Robert De Niro”, singolo estratto per anticipare l’album, in cui le chitarre si fanno sentire ben presenti e compare anche un’incursione indie che non dispiace affatto. Le percussioni sono invece l’ossatura che apre la via al brano “I veri padri non esistono più”, con un arrangiamento di grande effetto, come anche lo è il brano che dà il nome all’album, “Un Signore anche io”, rigorosamente con la “S” maiuscola. Sì, perché il filo conduttore di tutto il lavoro è una riflessione, non in termini troppo filosofici ma neppure troppo banali, sul rapporto che hanno gli esseri umani con l’dea di fede, intesa nella pluralità delle sue accezioni e non soltanto a livello cristiano, lasciando trapelare il concetto che ognuno è Signore di se stesso.

Un album che rende l’ascolto piacevole, insomma, in cui si incontrano melodie fresche e dalle nuances sanremesi, ma che nel complesso non pecca mai di troppa banalità. Ed è così riparte Kama nella sua scalata musicale, con la semplicità e la passione del pop all’italiana.

01. L’acqua
02. Caffè scorretto
03. A chi ritrova le parole
04. Città paradiso
05. Sentirsi come Robert De Niro
06. I veri padri non esistono
07. Scegli me
08. Lettera dal mio mulino
09. Stupide creature
10. Superuomo
11. Un signore anch’io

a cura di: Francesca Mastracci

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