ANY OTHER – Stillness, stop: you have a right to remember

Recensione a cura di Alessandra Sandroni

Artwork di Jacopo Lietti – Familia Povera

C’è qualcosa di unico nella musica di Any Other, primo fra tutti un respiro internazionale che, fin dagli esordi (Silenty. Quietly. Going Away, 2015), ha fatto sì che gli orizzonti a cui tende si spingessero ben oltre i confini del nostro continente, arrivando spesso oltreoceano. Eppure non vive a New York ma a Milano, dove la possiamo trovare quando non è in tour o impegnata in uno dei suoi molteplici progetti che l’hanno tenuta a lungo lontana dallo studio di registrazione:  ha suonato tantissimo per lo stivale accompagnando in tour musicisti come Andrea Poggio, Cau/Emmi/Fenu, Colapesce e Dimartino, ha co-fondato il collettivo Queer Macete, è diventata una delle Ragazze di Porta Venezia di M¥SS KETA ed è stata una delle artiste italiane selezionate per il programma KeyChange2020. Tornare in studio con il suo progetto Any Other è diventata però una necessità a cui Adele non ha più voluto sottrarsi.

ph. Ludovica De Santis

Per dar forma al disco si è affidata, per la prima volta, all’amico e collega Marco Giudici con cui ha prodotto, arrangiato e registrato gli otto brani intimi e introspettivi che compongono Stillness, stop: you have a right to remember, in uscita per 42 Records. Condividere questa esperienza è diventata forse un’esigenza quando Adele, in un periodo che lei stessa ha dichiarato non essere stato proprio bellissimo, si è ritrovata a scavarsi dentro per portare alla luce canzoni che lasciano trapelare un profondo disagio emotivo ma anche la necessità di non dimenticare insieme ad esso tutto ciò che ha fatto parte di questo percorso travagliato. Tutto ciò si traduce in otto brani di una delicatezza commovente e dalla forza travolgente. La voce di Adele, delicata come un fiocco di neve, ricopre tutto di un sottile ed elegantissimo manto bianco, che regala nuova luce ad emozioni scomode, rivalutandole, portandole sotto una nuova prospettiva. Gli arrangiamenti posano le loro fondamenta su piano, archi, chitarre e tastiere, che molto spesso sono un vero e proprio abbraccio dentro il quale ripararsi.

I due singoli che hanno anticipato Stillness, stop: you have a right to remember, sono lo specchio di un disco che sa essere toccante e commovente, come nella bellissima “Awful Thread”, un connubio semplicemente perfetto tra un testo estremamente malinconico e l’arrangiamento che esalta e accoglie questo stato d’animo; ma anche graffiante e grintoso, come in “If I Don’t Care” (di cui è disponibile anche un graziosissimo video) dove la spinta la danno le chitarre e un cantato che è una via di mezzo fra Arctic Monkeys e Alanis Morissette. L’interpretazione di Any Other è sempre calibrata, mai ingombrante, si lascia cullare dalla chitarra arpeggiata e dagli archi (“Extra Episode”) o conduce il gioco con armonie sognanti e quasi giocose (“Zoe’s Seed”).

Stillness, stop: you have a right to remember, è l’ennesimo riuscitissimo capitolo musicale della vita di Any Other, dimostrazione lampante del suo talento innato e di una personalità invidiabile. E’ un disco alla cui base sta una versatilità che è una forza non comune: può essere piacevole sottofondo di giornate qualsiasi, accompagnandole senza pretese, e diventare all’occorrenza un rifugio per cuori infranti, un posto sicuro nel quale trovare la pace; in che modo fruirne starà all’ascoltatore.

Io nel dubbio, le ho scelte entrambe.

 

Tracklist

  • 1. Stillness,stop
  • 2. Zoe’s Seed
  • 3. Awful Thread
  • 4. If I Don’t Care
  • 5. Second Thought
  • 6. Need of Affirmation
  • 7. Extra Episode
  • 8. Indistinct Chatter

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