Live Report Bon Iver

Live Report BON IVER – Alcatraz, Milano 30 ottobre 2012

Quasi ironicamente, a introdurci l’arrivo della fredda stagione (il nome del gruppo deriva infatti dall’anglicismo del francese bon hiver – buon inverno) è un’insolita e lunga fila di persone, che attende ordinata l’ingresso all’Alcatraz in un clima frizzantino e britannico atipico per questo caldo ottobre milanese.

Gli idiomi che sentiamo parlare nell’attesa ci lasciano intendere una variegata internazionalità del pubblico giunto al civico 25 di via Valtellina per godersi la band americana. Entriamo che The Staves, gruppo folk rock britannico formato dalle tre sorelle Camilla, Emily e Jessica Staveley, hanno purtroppo già terminato la loro esibizione. Per ingannare l’attesa prima dell’inizio della performance dei Bon Iver ci dirigiamo nella saletta fumatori dove, per caso, incontriamo un ex-compagno del liceo. Al suo fianco una bella moretta. Pensiamo sia un’amica. Ce la presenta. E’ Jessica, voce e chitarra delle The Staves. Scambiamo quattro chiacchere con lei. La scopriamo affascinante, nella sua semplicità di estroversa ragazza della porta accanto, e ci preannuncia che quello dei Bon Iver sarà un piacevole spettacolo.
Sono le 21.45 circa quando la band, reduce dal successo ai Grammy Awards con quattro nomination e due vittorie come Best New Artist e Best Alternative Album grazie al loro ultimo lavoro Bon Iver, Bon Iver (Jagjaguwar, 2012), sale sul palco. Si inizia proprio dall’ultimo album, con il riff melodico e il ritmo a fanfara di Perth seguito nel continuum armonico dall’incalzante Minnesota, WI.
Il concerto prosegue sulla linea polistrumentale, mai retorica e ridondante, dell’ultimo album del gruppo con brani quali Hinnom, TX e Wash, fino ad Holocene, Towers e Blood Bank, chiavi di lettura della ricerca introspettiva e di riscoperta di sè di tutto l’album, come lo stesso Justin Vernon, fondatore e leader del progetto Bon Iver ma, spiega dal palco.

Gli arrangiamenti alimentano l’atmosfera alienante creata dall’utilizzo che Vernon fa della sua voce, indice di una maturazione artistica e musicale che da un imprinting folk acustico ha portato a una sperimentazione melodica più accentuata e a un più ampia gamma di sonorità.
Il finale di performance è un chiaro richiamo alla melancolia contemplativa del primo album For Emma, Forever Ago (Jagjaguwar, 2007) con brani quali re: Stacks, Flume, Skinny Love e For Emma.

Colpisce molto la scenografia minimalista, che lascia ampio spazio a giochi di luce che aumentano il potere avvolgente dei suoni. Inoltre, le numerose lampade poste sul palco ricordano a tratti un paesaggio notturno, in cui ci si ritrova a osservare in lontananza le luci offuscate sulla riva opposta di un lago, forse un richiamo alla geografia dello stato del Wisconsin cantata in alcuni dei brani e all’atmosfera raccontata dalla musica dei Bon Iver.

Nell’insieme la formazione, composta da ben 9 musicisti, propone sul palco un mix bilanciato di fiati, percussioni, archi e chitarre, che alimenta il sound di una band e crea un’ora e mezza di live affascinante e coinvolgente.

SETLIST

Perth
Minnesota, WI

Creature Fear

Hinnom, TX

Wash.

Brackett, WI

Holocene

Towers

Blood Bank
re: Stacks

Flume
Calgary

Beth/Rest

Encore:

Skinny Love
For Emma

Live Report a cura di Michela Focchi

un ringraziamento ad Annachiara Pipino @DNA concerti


 

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