Intervista Nasty Farmers

NASTY FARMERS
Matteo Coletti – voce chitarra – ci presenta i Nasty Farmers, rock band vecchia scuola di Pontedera che di recente è giunta alla pubblicazione di “The Strawman Fallacy”, un disco che ricorda da vicino le colonne sonore Western… Curioso?! Molto!

Ciao ragazzi, benvenuti sulle pagine di Ondalternativa. Partiamo descrivendo come, dove, quando e perché sono nati i Nasty Farmers?
Ciao e grazie a voi per “essere” qua. I Nasty nascono da me e Luca (batteria), come un progetto di studio, con già del materiale presente verso la fine del 2013. Suoniamo da molti anni e con Luca siamo amici dall’infanzia, ma mai prima di questa esperienza avevamo suonato assieme. Abbiamo registrato e prodotto il primo album in due, con interventi di mio fratello Giovanni, ora membro stabile della formazione. Incontrando subito sia la nostra soddisfazione che un buon impatto, abbiamo completato la formazione a quattro, aggiungendo Ale al basso e iniziando la stagione live… Ed eccoci a oggi.

La prima cosa che mi ha colpito di voi è quanto avete fatto in “The Strawman Fallacy”. Ci raccontate come siete arrivati a questo disco?
La composizione dei brani è iniziata subito dopo l’uscita del primo album e alcuni brani sono stati inseriti immediatamente nei live, permettendoci anche di “testare” sul campo alcuni aspetti. Dal punto di vista emotivo esplora scenari più scuri e intricati, rispetto alle tinte forti e nette del primo lavoro.

Altra cosa interessante: il passato dei Nasty Farmers vedeva al centro del suo universo un sound molto più heavy oriented, che in questo nuovo lavoro è andato totalmente perso. Che è successo per arrivare a un così netto taglio al passato?
Se posso rispondere simbolicamente: siamo passati dalla “vanga” simbolo del primo album, un gesto semplice ma forte, un impulso grezzo di legno e metallo, all’“uomo di paglia”, inizio di una entità più complessa e articolata ma ancora incompleta, sicuramente meno “hard”.

Garage rock, ‘70s music, beat, western music… Su di voi si usano termini spesso fantasiosi. Non pensate sia un rischio avere una proposta così difficile da definire stilisticamente? Come giudichereste voi stessi il sound di “The Strawman Fallacy”?
Parliamo spesso tra noi di questi aspetti, come ogni band, e inevitabilmente dopo qualche minuto è sempre la stessa: “Sì, vabeh ma accendi gli ampli e andiamo a suonare forza!” Forse “Rock” è la scelta più giusta, dove la mancanza di altre parole esprime proprio la libertà espressiva e di contaminazione propria di questo genere.

“The Strawman Fallacy” è un disco interessante, se non altro ambizioso. Ci raccontate tutto in merito a come è nato e quali erano gli obiettivi/speranze legate a esso?
A differenza del primo lavoro abbiamo trovato nuovi modi di comporre, più corale, e più provato sul campo, alcuni brani sono stati inseriti nella scaletta live prima dell’album. Ci è servito da prova generale. Nel corso della composizione è emerso un concetto che è il tema di tutto l’album: antitesi. Contrapposizione, situazioni di scontro, impatto con la realtà o con le relazioni. Il titolo prende spunto da una figura logica ben precisa, ovvero la tecnica di costruire e sostituire un “fantoccio” del soggetto o dell’oggetto, così da essere facilmente attacabile e demolibile agli occhi del pubblico, ignaro della sostituzione.

Cosa trattate nei vostri testi?
I testi sono in parte miei e in parte del nostro “paroliere” all’estero, Luca Terreni, amico di vecchia data e residente in australia da anni. Mantenendo il tema descritto sopra come filo conduttore descrivono diversi comportamenti e approcci all’ostacolo, dal furioso Ugly Toro all’alcolico Bugsy Driver, dall’onesto Woodman allo stralunato Strawman.

“Strawman” è forse il pezzo più riuscito dell’intero lotto a mio avviso. Volete descrivercelo e quale invece pensate rappresenti bene il disco?
“Strawman” sicuramente è una chicca nata dalla volontà di avere un brano che spiccasse come atmosfera retrò, sempre in chiave scura e con bel tiro ritmico. “Nastyville” è stato scelto come singolo e come brano di apertura dell’album proprio perché secondo noi riassume sia i temi che l’amalgama generale del nostro sound.

Sinceramente non riesco a trovare una band affine a voi. Mi citereste quindi le band che vi hanno influenzato maggiormente nella composizione di questo disco?
Meglio se non ci riesci, ci fa piacere! Ti posso citare alcuni nomi molto distanti fra loro come esempio degli stili che ci influenzano: Queens Of The Stone Age, The Mars Volta, Eagles Of Death Metal, Stone Temple Pilots, Led Zeppelin.

Parliamo di live. Come procedono le cose e quali progetti avete in cantiere per il 2016?
Potrei dirtelo… Poi però dovrei ucciderti! Stiamo pianificando la parte live, vi sveleremo al giusto momento le novità.

Cosa dobbiamo attenderci dal futuro prossimo targato Nasty Farmers?
Sicuramente un altro disco entro uno-due anni! Non abbiamo nessuna voglia di fermarci.
Per il momento siamo indecisi sui vari gadget da abbinare all’album edizione “Nasty”, non riusciamo a deciderci tra chiavi inglesi, dildo, cucine a gas, un ermellino… Chissà!

A cura Di Golem

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