Ninety Degrees Hardcore – A blast form the past

I Ninety Degrees Hardcore nascono nel gennaio 2014 in Emilia dall’idea di Bruce (vocalist) e Gianni (chitarrista) di rimettere in piedi una band dalle ceneri dei Shit Place, sciolti nel lontano 1996.

A maggio di quest’anno, debuttano sulla scena con “A blast form the Past”, primo album interamente autorprodotto dai suoni hardcore old school, cosi come si etichetta la band, ma ai quali aggiungerei la parola punk dato che sin dal primo brano ci si rende conto di come la loro musica ci riporti indietro nel tempo, a quando gruppi come gli Offspring, toccavano le hit parade americane ed europee.
“Shish” apre le danze con un’incisiva batteria per poi proseguire con “Your blood is mine”, una short track dove potenti linee di basso mettono le basi per ciò che ne segue.
Da “The garden” con feroci e pesanti riff a “Politicians” e “Time so fast” fino a “Ninety degrees”; una tirata unica e no time for breathing per l’ascoltatore che si ritroverà immerso in una manciata di minuti intensi e scatenati.
Un lavoro semplice, aggressivo, anarchico ed incazzato dove liriche e musica scorrono via fluide, ma che allo stesso tempo non regala nessun brano particolarmente degno di nota, insomma uno di quei pezzi che si annida nella mente a tempo indeterminato.

A Blast form the Past è un album laconico che si dipana tra tracce brevi costruite su percussioni martellanti, ma di quelle che non ci si stanca mai di ascoltare, forse registrato con un po’ troppa negligenza per la qualità, cosa che lo rende però ancor più affascinante e che ci porta indietro di almeno vent’anni, quando l’hardcore punk era ancora un genere che non doveva scendere a compromessi con nessun tipo di virtuosismo.
Vediamo se i Ninety Degrees Hardcore saranno capaci di regalarci un master-piece in futuro, bravi ragazzi!

01. Shish
02. Your Blood is mine
03. The Garden
04. Politicians
05. Time so fast
06. Go Kill yourself
07. Killing All My Life
08. Power
09. Better days
10. The man of mount
11. Tied down
12. Ninety degrees

Recensione a cura di: Tatiana Granata

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