Non voglio che Clara – Superspleen vol.1

Prima di prendere (impropriamente ed anacronisticamente) il nome di “indie”, la realtà indipendente della musica italiana vantava un sottobosco di artisti dal gusto ricercato e originale. Stiamo parlando di quasi una quindicina di anni fa ormai, quando Calcutta e soci non erano ancora che dei teenagers su cui Manuel Agnelli ci scatarrava su. La seconda metà degli anni zero in Italia fu un periodo molto ricco di influenze musicali ad ampio raggio, che andavano dal synth pop Ottantiano alla musica cantautorale densa e nostalgica della tradizione italiana, e che a livello germinale avrebbero avviato progetti come Le Luci della Centrale Elettrica, Lo Stato Sociale, I Cani, I Perturbazione e i The Giornalisti, tanto per citare di nomi. Alcuni dei gruppi di quel periodo sono riusciti pian piano a farsi conoscere a maggiori porzioni di pubblico, plasmando in maniera più o meno naturale la propria identità sonora originaria. Altri, hanno continuato a mantenere lo status di nicchia, benché avessero tutte le carte in regola per ottenere ottimi consensi da parte del pubblico.

Ed ecco allora che tra questo parterre emerge un gruppo raffinato e un po’ retrò che sembra essere ancora ad oggi un manuale vivente di echi baustelliani in compendio, che però si incastrano alla perfezione tra i tasselli molto più consistenti di un gusto personale e certamente riconoscibile. È il 2004 quando i Non voglio che Clara pubblicano il loro primo disco Hotel Tivoli, una perla veramente sorprendente di delicatezza e malinconia. Sono passati molti anni e la discografia della band bellunese ha subito, com’era anche inevitabile, delle svolte ben marcate, anche se mai troppo da intaccarne il suono.

I primi mesi del 2020 li vedono in procinto di pubblicare il loro quinto album full length in studio, primo capitolo programmatico di un distico che porta il titolo eloquente quanto esemplificativo di Superspleen vol.1. Riesumando il sentimento di tedio esistenziale, ozio inquieto e malessere dell’anima reso immortale dai versi del poeta francese Charles Baudelaire (citato anche con una menzione a I Fiori del Malenel brano “Superpleen”), la band dona una variazione in chiave contemporanea a quel senso di spleen, rendendolo un superlativo dei tempi moderni.

Dal punto di vista musicale li ritroviamo a sei anni di distanza dall’ultimo L’amore fin che duracon sonorità che proseguono su quei binari, con toni forse un po’ meno cupi rispetto ai lavori precedenti e lievemente più stemperati verso un certo gusto melodico che spesso si abbandona a slanci elettronici (“San Lorenzo”, “Croazia”),  tra atmosfere soffuse da dance floor anni ‘80  (“La Streisand”) e ballatone che richiamano i classici della musica leggera italiana (“Ex Factor”, “Epica Omerica”). Non si perde mai lungo le dieci tracce che compongono il disco quel velo di malinconia (che emerge soprattutto a livello dei testi con tematiche spesso dedicate al passare del tempo, ai ricordi e all’assenza), restituendo un gusto dolce-amaro che ricorda quello della “Liquirizia”. Questa dualità è resa in maniera ancora più epitomatica dalla traccia conclusiva, “Altrove/Peugeot” che, in effetti, rappresenta l’unione di due pezzi molto distanti l’uno dall’atro.

Si può certamente affermare che i NVCC abbiano maturato nel corso di questi anni una consapevolezza, che comunque mostravano di avere fin dagli esordi, nel creare arrangiamenti ben strutturati e diversificati, in grado di prendere forme diverse da disco a disco, mantenendo però sempre e comunque inalterata la sostanza.

Ma se è vero che ogni vol.1 si apprezza pienamente se messo in relazione ai restanti volumi di cui si compone l’antologia, allora non ci resta che aspettare la seconda parte di questo Superspleen per farci travolgere completamente, più di quanto non sia già stato fatto. Speriamo solo che non trascorrano altri sei anni!

 

Tracklist:

  1. San Lorenzo
  2. Superspleen
  3. Epica omerica
  4. La Croazia
  5. Ex – Factor
  6. Liquirizia
  7. Marginalia
  8. Il miracolo
  9. La Streisand
  10. Altrove/ Peugeot

 

A cura di: Francesca Mastracci

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *