Elephant Brain – Niente di speciale

La prima volta che ascoltai un pezzo degli Elephant Brain ricordo che fu durante i primi giorni agli inizi del periodo di quarantena. Il brano in questione era “Quando finirà”, traccia apripista del loro primo album sulla lunga durata, Niente di speciale, da poco uscito per Libellula Music. Immediatamente divenne per me, ma anche per molti altri, una sorta di buon augurio per cercare di uscirne il meno lesi possibile, la promessa che avremmo tutti ripreso in mano la nostra vita una volta che l’incubo sarebbe finito. Purtroppo, c’è ancora molto su cui lavorare per poterne uscire davvero, ma di certo ad oggi abbiamo lo spirito un po’ più leggero rispetto a quei primi giorni di inferno.

Non appena mi lasciai trasportare dall’ascolto delle altre tracce che compongono  il disco, ricordo anche di aver pensato che c’era qualcosa in loro che mi faceva troppo pensare ai Fast Animals and Slow Kids, e non solo perché anche loro “vengono da Perugia” (semi-cit.). Difatti, come avrei scoperto solo qualche tempo dopo, qui gatta ci covava sul serio e aveva il nome di Jacopo Gigliotti (perdonamela questa, Ja!), bassista dei FASK che ha curato la registrazione del disco. Tuttavia però, e credo che ciò sia importante sottolinearlo, riconoscere nel loro sound un substrato comune non implica che gli Elephant Brain siano la copia di nessuno. Piuttosto, si inseriscono in un contesto di corrispondenze sinergiche che il panorama alt-rock nostrano sta creando negli ultimi anni (si sentono infatti, oltre ai FASK, echi che richiamano alla mente qualcosa dei Ministri, come anche degli ultimi Zen Circus o dei Gazebo Pegunis). Ma, appunto, tali influenze trovano posto nell’identità sonora degli Elephant Brain come fossero granelli di polvere sedimentati nella loro coscienza prima di diventare qualcosa di altro, qualcosa che assomigli ad una cometa (ascoltare la titletrack “Niente di speciale” per cogliere la reference).

La loro personalità emerge prepotente nei suoni ruvidi e rabbiosi delle chitarre abrasive e di una batteria pestona al punto giusto che marca bene l’incedere dei ritmi serrati.     Le nove tracce che compongono il disco si snodano attorno all’asse dell’alternative rock made in Italy, nutrito fino al midollo dell’attitudine punk di matrice Ottantiana  (“Weekend”, “Soffocare”), ma che si lascia anche percorrere da  venature malinconiche distendendo l’apparato melodico su sonorità più morbide, come la traccia d’apertura di cui abbiamo fatto menzione all’inizio o la conclusiva titletrack, che sembrano voler suggellare un percorso di consapevolezza che passa per vie impervie dove l’unica valvola di sfogo è racchiusa nell’energia liberatoria sprigionata dalla loro musica.

Sul farsi di queste note, Niente di specialeè un disco che parla di dolori, sacrifici, bisogno di scappare via e di non sprofondare, ma parla anche del desiderio di farcela e creare qualcosa che forse non avrà neanche niente di speciale, ma che è tutto quello che si ha a disposizione per aggrapparsi e cercare di farcela nonostante tutto. E quindi improvvisamente quel niente diventa il proprio universo.

Beh, secondo noi qualcosa di speciale questo disco ce l’ha comunque!

 

Tracklist:

  1. Quando Finirà
  2. Weekend
  3. Scappare Sempre
  4. Soffocare
  5. Agata
  6. Ci Ucciderà
  7. Restiamo Quando Ve Ne Andate
  8. L’Unica Cosa Che conta Davvero Per Me
  9. Niente Di Speciale

 

A cura di: Francesca Mastracci

8.0

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