FEVER 333 – Strenght In Numb333rs

Sulla simbologia del numero tre sono stati spesi interi trattati, disquisizioni di ogni genere, riflessioni esoteriche e quant’altro. Pregno di significati, in numerologia il 3 è associato principalmente alla ‘perfettibilità’ dello spirito. La reiterazione tripla del numero, poi, è etere, slancio metafisico, essenza dematerializzata, febbre dell’anima. E non potevano scegliere nome migliore che questo, allora, i Fever333, trio composto da Jason Aalon Butler (precedentemente leader del gruppo post-hardcore letlivescioltosi anche abbastanza prematuramente, purtroppo, nel 2017), Aric Improta (batterista dei Night Verses) e Stephen Harrison (ex chitarrista dei The Chariot).

Il loro ‘3volte3’ in realtà, stando alla spiegazione che ne dà Butler, indica la trilogia delle ‘C’ su cui il loro progetto principalmente si concentra: COMMUNITY, CHARITY and CHANGE. Già da questo dettaglio, anche prima di entrare nel vivo dell’ascolto, si comprende come quello che la band vuole realizzare trascenda la sola espressione musicale e si faccia impegno sociale, collettivo di valori, lotta civile per i diritti dei cittadini. Un’ideologia fortemente influenzata anche dal contesto storico-culturale nel quale sono cresciuti, ovvero la cittadina californiana Inglewood, situata alla periferia di Los Angeles (alla quale dedicano una traccia nel loro nuovo lavoro).

Il primo full length, Strength in the Numb333rs, è la degna continuazione concettuale e musicale del loro EP d’esordio, uscito lo scorso anno, dal titolo Made An America, disco a dir poco incendiario che ha sconvolto tutti per la potenza inaspettata e dirompente. Forti del grande consenso ottenuto con l’EP e del successo del remix dell’omonima traccia (a cui hanno collaborato anche il rapper Vic Mensae quel demone dalle mani d’oro di Travis Barker), i tre si sono messi subito a lavoro per realizzare questo nuovo disco, che ha visto la luce nei primi giorni del 2019, ma che promette già di essere considerato come il disco d’esordio dell’anno.

A causa di vicissitudini legali e commerciali, sono stati costretti a ridosso della pubblicazione a cambiare nome, togliendo l’articolo determinativo davanti a Fever. Ma queste sono solo piccole facezie, la loro forza sta nei numeri, d’altronde, come sottolineano nel titolo del disco.

Dal punto di vista musicale, il lavoro non fa una piega, nonostante optare per il crossover sia sempre una scelta difficile; si può rischiare di risultare sommari e poco convincenti nei singoli generi, senza crearne, appunto, uno nuovo dalla fusione di essi. Ma i Fever333 ne escono decisamente a testa alta, realizzando una crasi perfetta fra post hardcore, rock, vibrazioni electropunk, venature da rap ballad e qualche nota vagamente emo. Il tutto confezionato con un’attenzione negli arrangiamenti curati al puntino, bilanciando strappi abrasivi e soluzioni melodiche più distese, antitetiche ma allo stesso tempo complementari, con baking vocals inserite per sottolineare il contrasto con le parti urlate. La partitura ritmica gioca su questo andirivieni di modulazioni insinuandosi tra i vari generi, ma rispondendo sempre ad un’urgenza espressiva impellente  che è la traduzione di quel canto di rivolta avviato nell’incipit “…” e concluso con il grido di “bring power to the people” nella traccia finale, “COUP D’ÉTAT”.

Molti li hanno paragonati ai Rage Against the Machineche incontrano i Prodigy, passando per gli Hollywood Undeade inserendosi in quel vuoto lasciato dai Linkin Park. La verità è che sì, probabilmente le influenze sono innegabili, ma è vero anche che il prodotto che riescono a confezionare i Fever333 è un qualcosa di completamente unico ed inedito, lontano dall’essere un amalgama indefinito e senza personalità.

Noi già cantiamo a squarciagola i pezzi, contagiati dal delirio febbrile, in attesa di sentirli presto live.

 

Tracklist:

  1. Burn It
  2. Animal
  3. Prey For Me/3
  4. One Of Us
  5. Inglewood/3
  6. The Innocent
  7. Out Of Control/3
  8. Am I Here?
  9. Coup D’état

 

A cura di: Francesca Mastracci

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