Flaming Lips – King’s Mouth

Approcciarsi ad un album dei Flaming Lipssignifica prendere immediata consapevolezza che di lì a breve ci si troverà di fronte a qualcosa di non ascrivibile ai modelli classici di disco. Nei suoni, in bilico sul filo sottile tra dream pop ed elegante psichedelia, nella produzione, nelle storie bizzarre che vanno oltre il confine del reale, nell’esperienza di ascolto che ti farà vivere, capace di trasportarti in un altro mondo, il loro.

Come se ciò non bastasse si dovrà fare i conti con il terrore di non avere sufficienti parole, sicuramente non quelle giuste, per descrivere che diavolo stia succedendo nelle proprie orecchie.

Si proverà allora a domandarsi se non sia il caso, per cercare di dare almeno un’idea dell’universo della band, di passare attraverso la narrazione dei loro live, di quella sorta di performance artistiche che il gruppo realizza ogni volta che sale su un palco, animate da pupazzi gonfiabili giganti, palle colorate che fluttuano lente e molli sul pubblico, disco ball in numero superiore a qualsiasi necessità umana, coriandoli e brillantini che neanche Trilly di Peter Pan ne possedeva tanti, unicorni di cartapesta sui quali cavalcare nelle prateria infinite della propria (nonché della loro) fervida immaginazione.

La cosa meravigliosamente sconvolgente è che tutto questo, pur con tutti i cambi di formazione e passaggi di stile del caso, i Flaming Lipslo sono e lo fanno da ben 36 anni, 15 album (o almeno quelli “propriamente detti” senza contare EP, raccolte e colonne sonore) e una quantità di concerti e partecipazioni a festival la cui cifra si perde nella notte dei tempi.

King’s Mouth è l’ultimo di questi lavori, diventato ufficialmente “commerciale” solo la scorsa estate, dopo essere stato destinato in un primo momento solo ad una tiratura limitata di 4.000 copie (ma rigorosamente color oro, per non dimenticare l’eccentricità che contraddistingue i suoi creatori) pubblicate in occasione del Record Store Day.

Si tratta di un concept album fatto e finito, una storia lunga 12 tracce nonché tappe di un viaggio mentale tutto legato all’immaginario del frontman e leader della band, Wayne Coyne.

12 capitoli di una favola fantastica che, in quanto tale, necessita della voce di un narratore d’eccezione per essere raccontata, ed ecco che al quadro surrealista dalla forte componente allegorica dipinto dal gruppo si unisce anche la presenza di Mick Jones, al quale sono affidate le parti parlate del disco.

12 pezzi da ascoltare senza distrazioni, uno dopo l’altro, così come sono stati concepiti, senza soluzione di continuità, abbandonandosi alle atmosfere oniriche della storia in note di King’s Mouth, sospendendo la propria incredulità e lasciandosi trasportare, come novelli Bastian di una contemporaneaStoria Infinita, nel magico mondo della Fantasia dei Flaming Lips.

Forse non il lavoro più sconvolgente al quale la band dell’Oklahoma abbia mai dato vita, probabilmente non quello con cui avvicineranno nuovi ascoltatori, ma ancora una volta un’opera ad alto alto tasso di unicità, portatrice sana di personalità solida e inconfondibile, requisiti sufficienti a ringraziare di averla e proteggerla come una rara specie in via d’estinzione.

Tracklist:

  1. We Don’t Know How and We Don’t Know Why
  2. The Sparrow
  3. Giant Baby
  4. Mother Universe
  5. How Many Times
  6. Electric Fire
  7. All For The Life Of The City
  8. Feedaloodum Beetle Dot
  9. Funeral Parade
  10. Dipped In Steel
  11. Mouth Of The King
  12. How Can A Head

 

A cura di: Daniela Raffaldi

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