Hollis Brown – Ozone Park

Dopo quattro anni di stop, torna una delle band più promettenti nel panorama del rock’n’roll schietto e viscerale made in America, spesso etichettato con il nome di roots-rock. Ed invero tengono alta la bandiera con gran stile gli Hollis Brown, band del Queens all’attivo ormai da un decennio, con una discografia ricca che comprende un EP, due album e un tributo a Loaded dei Velvet Underground.

Nonostante il loro nome sia un riferimento esplicito ad un famigerato pezzo di Bob Dylan, con il tempo la band si è scollata sempre di più dal “fardello” dell’eredità culturale che si impegnava programmaticamente a promuovere con la propria musica. Le radici folk hanno iniziato a prendere derive maggiormente sperimentali, traducendosi in un rock pastoso traboccante di fuzz, con qualche sprazzo di alternative e vari ammiccamenti pop, ma comunque sempre restando immersi nella componente blues più tradizionale che li aveva contraddistinti.

Uscito lo scorso giugno via Moscot Label Grou, Ozone Park incarna bene l’essenza sonora della band, creando un mix ricercato e raffinato di sonorità provenienti dal passato ma con il piglio di una band di giovani musicisti con i piedi ben piantati nel 2019, come lo stesso cantante Mike Montali ha dichiarato durante una recente intervista.

Se si dovessero rintracciare dei nomi ai quali metterli accanto nella loro nuova veste, l’eterno menestrello Mr Tambourine Man non  sarebbe che un vago ricordo. Si sente, infatti, molto più vivo il sapore dei recenti ascolti del cantautorato caldo di James Morrison (in “Stubborn Man”), il mood nostalgico dei War On Drugs (“Do Me Right”), un piccolo tributo alle schitarrate elettriche dei Kings of Leon di qualche album fa (come in “Sombody Soon”). Ma non si parla certo di vani tentativi di fare copia e incolla degli artisti sopracitati, destreggiandosi in un citazionismo sterile. No, non nel loro caso. Perché il sound che mettono insieme ha un respiro intimo ed un carattere molto personale, che consente loro di passare da pezzi lenti in stile ballad (come “Forever In Me”) al rock quasi heavy (di “Bad Mistakes”), passando per il funky (di “Go For It”).

In sostanza, un disco molto amabile, curato, e pieno sia di momenti di leggerezza che di parti più articolate espressivamente e ritmicamente.  Molto Americano, ma anche molo meno Americano di quanto loro siano stati in passato. Ed è sempre bello ascoltare gruppi che hanno la capacità di svincolarsi dagli stilemi compositivi che ne avevano costituito il marchio di fabbrica, senza però mai tradirsi. Bravi!

 

Tracklist:
01. Blood from A Stone
02. Stubborn Man
03. She Don’t Love Me Now
04. Do Me Right
05. After the Fire
06. Forever in Me
07. Someday Soon
08. The Way She Does It
09. Bad Mistakes
10. Go for It

 

A cura di: Francesca Mastracci

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