Intervista ai Monkey Onecanobey

MONKEY ONECANOBEY

Presentano

MOCO

(Jap Records)

Sono un duo, suonano blues, sporchi e psichedelici come i Black Kays. Le analogie con il famoso gruppo americano però finiscono qui. Già, perché i Monkey OneCanObey non usano la batteria. I beats sono tutti frutto del furioso beat box di uno dei due componenti. Quindi la lezione dei Black Keys, del blues e del rock che il duo umbro ha macinato, è riveduta e corretta con un approccio hip hop, e con una mente da 19enni (questa l’età di entrambi i componenti). Il risultato è un disco mai sentito in Italia da artisti italiani. Imperdibile.

1) Ciao!! Presentati/tevi. Da dove venite, chi siete?

Ciao! Siamo i Monkey OneCanObey, un duo di Spoleto che fonde la disciplina della Beatbox con i power riff del rock blues.
Il duo è composto da Sav (Chitarra e voce) e, La Mouth Machine, Phil (Beatbox). Abbiamo entrambi 19 anni, condividiamo una grande passione per la musica oe una grande amicizia dall’infanzia.

2) Quale è l’artista che maggiormente vi ha inspirati? Sapreste consigliare un lavoro uscito negli ultimi 5 anni che ritenete veramente degno di nota? Perché?

Ci hanno ispirato moltissimi artisti.
Diciamo che ci siamo fatti trasportare da differenti generi che hanno caratterizzato il periodo di gestazione del gruppo e del disco durato 2 anni.
Con alcuni di loro come Nine Inche Nails, Depeche Mode, Queens Of The Stone Age, R.L. Burnside, The Cyborgs e Jack White, siamo andati più “a ruota” per diversi mesi.
Un lavoro degli ultimi 5 anni che senz’altro merita, e magari non ha un grande pubblico in italia, è Camo di Giungla.
Ci rivediamo molto nel suo progetto, molto coraggioso tra l’altro. Sav ha avuto l’occasione di vederla un paio di volte e ha sempre elogiato il progetto.
Per quanto riguarda invece un prodotto internazionale scegliamo Little Fictions degli Elbow.
Hanno una grande sensibilità nell’arrangiare i pezzi e rendere la tua cameretta, un enorme distesa di mare.
Il primo singolo, Magnificent, ci ha aperto il cuore e la mente a nuove soluzioni che non vedevamo prima, e questo, crediamo sia la caratteristica più bella della musica: saper ispirare.

3) Parlateci un pochino del vostro ultimo lavoro. Come è nato?

Il nostro ultimo lavoro, intitolato MOCO, è nato con il più semplice degli intenti per un musicista:
far sentire la propria musica nella speranza che la gente condivida il proprio modo di esprimere e di vedere le cose.
D’altronde, se credi davvero ad una cosa è bene spingerla fin dove può.
Da qualche parte dovevamo pur cominciare ahah!

4) Quale é l’artista piu’ sopravvalutato e quello più sottovalutato sulla scena musicale italiana e non e perchè?

L’artista più sopravvalutato per noi non esiste.
Ognuno ha il suo carattere espressivo e se alla gente piace andare ai concerti di un qualsiasi gruppo/artista è evidente che in quel gruppo/artista trova una propria intimità che non è mai sopravvalutata o sottovalutata.
Possiamo solo dire che la scena Indie in generale macina più di quanto ci si potesse immaginare e se da una parte viene vista come un abbassamento della qualità musicale, dall’altra nasce un pubblico che supporta e sostiene la scena.
D’altronde noi siamo gli ultimi arrivati, chi siamo per valutare il lavoro degli altri?

5) Progetti per il futuro?

Al momento siamo tornati una band in saletta, componiamo il più possibile e ci prepariamo per un secondo disco, il processo creativo che viviamo nel tramutare le jam in un vero e proprio brano è abbastanza lungo, abbiamo un sacco di idee e l’idea di comporre sempre ci eccita molto.
In concomitanza al ritorno in saletta inizieremo il tour di promozione del disco, scito il 4 ottobre, iniziando dal Supersonic Music Club di Foligno per poi macinare chilometri per tutto lo stivale, e non solo.

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