Kae Tempest, Largo Venue 02.12.22

Kae Tempest, Largo Venue 02.12.22

Live report a cura di: Davide Capuano

Credits foto: Daniele Maldarizzi

Passeggiavo per le strade di Forcella, quartiere molto caratteristico di Napoli, in un pomeriggio di inizio novembre. Il desiderio primario era quello di concedermi un tuffo in quei vicoli, respirarne la loro aria, osservare la pittoresca vita della gente che lo popola, nessun altro scopo preciso. Tutt’oggi mi risulta ancora difficile processare il momento in cui mi sono pietrificato, realizzando che avevo appena incrociato Kae Tempest. L’istinto più razionale mi porta ad una domanda precisa: cosa ci fa Kae Tempest a Forcella? Mi dice che ama la città, ama quelle strade e l’energia sprigionata dai suoi abitanti. Siamo lì per lo stesso motivo, come centinaia di altre persone quel giorno; ho il privilegio di scambiare una breve chiacchierata, dopo mesi passati a divorare la sua poetica in ogni forma, dopodiché mi chiede se volessi andare ad uno dei suoi prossimi show in Italia. Mentre ringrazio con voce emozionata, osservo il suo sguardo, felice di questo incontro e del significato che può portare dietro per entrambi.

Kae Tempest Roma 02

Un mese dopo, sono al Largo Venue di Roma, mentre l’attesa per l’artista-sensazione dello spoken word proveniente da South London viene riscaldata da Ivy Sole, che con Candid, suo ultimo lavoro che fonde un rap di matrice conscious alle più identitarie radici della black music, dà un assaggio al pubblico dello spessore emotivo e psicologico della performance che seguirà di lì a breve. Intanto la sala inizia ad animarsi di una platea incredibilmente eterogenea per età, etnia, genere, condensandosi in un fattuale sold out. L’arrivo di Kae e della sua fedele collaboratrice alle tastiere Hinako Omori è accolto con un boato, i suoi occhi sorridono, saltella per il palco: il tempo iniziale speso a conoscere e farsi conoscere dai presenti è prezioso, aiuta a far capire l’importanza del momento per artista e pubblico e inizia subito ad accorciare le distanze tra le due parti; ringrazia chiunque sia uscito di casa e abbia deciso di essere lì stasera, dedicando tempo e soldi ad una persona prima che all’artista, che desiderava questo momento da trentasei anni, e lo urla con la voce di chi sta finalmente realizzando un sogno. Il talento di Tempest nel raccontarsi emerge anche in questo monologo che pone il pubblico al suo fianco, battezzandolo in attesa di ricevere la sua poetica, con una premessa: d’ora in poi non ci saranno più spazi tra un pezzo e l’altro, entra in gioco Kae da performer e lo fa presentando per intero il suo ultimo lavoro, The Line is a Curve.

Kae Tempest Roma 03

Ascoltare in cuffia quest’album rende immediatamente quanto l’artista abbia potuto sviscerare tutte le sensazioni che hanno accompagnato un tortuoso percorso artistico e di vita, ma vedere queste stesse parole recitate dal vivo investe il pubblico con una forza esponenzialmente più intensa, avviando una vera e propria ipnosi quando Kae lancia con rabbia l’attacco della seconda strofa di Priority Boredom. Le emozioni narrate nei testi prendono vita, danzano in sincronia con l’artista lungo tutto il club per piombare nelle orecchie e nell’animo dell’ascoltatore: la fiera speranza, l’integrazione dei giorni più dolorosi nella propria crescita personale, la sofferenza dei traumi passati, la frustrazione nel non essere capaci di mostrarsi e di essere compresi, la voglia di liberarsi e rilasciare finalmente se stessi scorrendo fluidamente con i versi finali di Grace. È impossibile staccare la propria concentrazione dal modo in cui Kae Tempest interpreta i suoi testi: è in continuo movimento, sorride, si dispera, si arrabbia, vive il momento presente senza paura di mettersi a nudo, cavalcando l’empatia che si viene a stabilire nel farlo. Un lungo e sentito applauso celebra una performance che trascende la musica dal vivo per l’intensità teatrale che la permea: è molto più corretto, in questo caso, parlare di recitazione piuttosto che di esecuzione. Dopo aver passato in rassegna alcuni dei brani più significativi della sua discografia, le luci si illuminano sul pubblico e con People’s Faces culmina l’intero aspetto collettivo dell’esperienza: Kae ci ammira in totale serenità, mentre tutti si guardano intorno alla ricerca di un ricongiungimento finale in questa vera e propria cerimonia catartica, mentre le sue parole ricordano che ‘there is so much love to be found in people’s faces’. La sua serenità diventa la serenità di tutti, il suo dolore diventa il dolore attraverso cui siamo passati o stiamo ancora passando, ogni sentimento precedentemente esperito viene condensato come illuminato e condiviso, e si arriva a comprendere come stavolta l’artista non sia salito sul palco per esibirsi ma per mostrarsi e mostrarci ciò che ha vissuto, orchestrando il tutto nella forma di una performance che brilla per la sua vera e propria irripetibilità, un live in cui il pubblico diventa parte integrante, pur rimanendo solo in assorto ascolto.

Kae Tempest Roma 01

E la persona che è sul palco non ha alcuna paura nell’esprimere i lati più genuini della sua purezza, si china verso uno spettatore, gli stringe la mano e recita su sua richiesta una versione a cappella di I Trap You, genuinamente felice per questo momento, prima di anticipare, tra l’euforia del pubblico, un danzereccio e risollevante inedito, tratto da un EP in uscita nei prossimi mesi, congedandosi da quei volti che ormai sorridevano di cuore. Ciò che aleggia nel club a fine live è frutto di una performance incredibile, in cui l’arte si fa veicolo delle emozioni nella sua forma più genuina e diretta, senza alcun riverente solco che separi autore e fruitore. E a distanza di un mese, incontrare nuovamente Kae Tempest, col suo sguardo così profondo, deciso e libero, ha concesso a me e agli altri presenti di ricordarci quanto sia importante guardare il volto delle persone, comprenderlo ed accettarlo senza pregiudizio, coltivando la felicità dell’incontro con il prossimo: a volte, nel bel mezzo di una giornata in apparenza uguale a tante altri, possono nascere storie incredibili.

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