Live Report Rock In Idro Day 4

Rock in Idro
Day 4 2/02/2014
Arena Parco Nord (Bologna) 

Quarto e ultimo giorno per il Rock In Idro, fiore all’occhiello di casa Hub Music Factory che anche quest’anno ha saputo portare in Italia alcuni fra i più importanti nomi della scena rock e metal internazionale.
Nonostante la falsa partenza, con il day one annullato causa pioggia, le tre giornate di sabato, domenica e lunedì hanno registrato numeri davvero alti nella partecipazione grazie ad Headliner del calibro di Pogues, Iron Maiden, Pixies Queens Of The Stone Age. Con il picco di presenze nella giornata di domenica (con Alter BridgeOpeth e Blackstone Cherry ad aprire agliIron Maiden) si conferma l’inclinazione metallara del popolo italiano, che non è stato comunque meno accogliente nella giornata di chiusura, nonostante fosse evidente un leggero calo di presenze.

Sotto il sole delle 14.00 entrano in scena i vincitori del contest What A Funk?! che, grazie ad uno sfiziosissimo video (clicca qui per vederlo) hanno avuto l’onore di aprire le danze del day 4. E’ doveroso aprire una piccola parentesi per i tre romagnoli che, con un’esibizione potente, colorata ed energica, hanno subito catalizzato l’attenzione sul palco. Una bella scarica d’adrenalina, tanto per cominciare.
We are scientist Brian Jonestown Massacre sono le prime band in cartellone a salire sul palco del Rock In Idro. Californiani entrambi, la band di Keith Murray tenta nonostante il sole a picco di accendere la folla con un indie rock spensierato e frizzante, mentre i Brian Jonestown Massacre non si ingegnano più di tanto e sembrano subire il caldo del primo pomeriggio molto più del pubblico.
Poco male, perché subito dopo ci pensano i The Fratellis ad infiammare gli animi con le intramontabili “Chelsea Dagger” e “Henrietta” sulle note delle quali anche chi si stava riposando sul prato si è unito al pogo alzando grandi polveroni nel cuore dell’Arena.
Camicia psichedelica e piglio inglese, Miles Kane, classe 1986, nonostante la manciata di brani che gli sono concessi si diverte e fa divertire, concludendo in bellezza con una cover di “Sympathy for the devil” degli Stones. Quando durante il cambio palco gli stemmi gallesi iniziano a prendere il loro posto si capisce che è arrivata l’ora dei Manic Street Preachers, da sedici anni assenti sui palchi italiani, che salutano i fan con “If You tolerate this”, forse il loro più grande successo.
Con i Biffy Clyro si inizia ad entrare nel vivo del Festival e nonostante non mancassero da molto in Italia, un gruppo di fedeli si schiera sotto al palco preparato ad accoglierli con urla e strepiti che nemmeno per gli Stones. “Different People” apre il concerto di Simon Neil e compagni pronti, con tanto di bandiera italiana in bella mostra sul palco ad ingraziarsi mezza arena che, per una quarantina di minuti circa, è tutta nelle mani dei Biffy *****in’ Clyro, come dicono loro.
Il sole inizia a calare all’ingresso sul palco di una delle band che hanno fatto la storia dell’alternative rock. Stiamo parlando ovviamente dei Pixies di Frank Black, forti del nuovo ingresso nella line up dell’ex Alice In Chains Paz Lechantin(elegantissima e con tanto di fiorellino ad ornare il basso), ora impegnati in un tour dai ritmi serratissimi probabile causa di un’esibizione decisamente sottotono. Un’ora circa dura la loro apparizione, tanto basta per capire che, alle volte, anche i musicisti “timbrano il cartellino”. Where is my mind chiude il cerchio, e conferma l’approccio un po’ scazzato degli statunitensi che, fatemelo dire, lascia l’amaro in bocca.
Chiusura da fuochi d’artificio doveva invece essere quella con i QOTSA, band osannata da critica e pubblico che, in effetti, è talmente padrona del palco da far dimenticare a tutti che non si è mai visto l’headliner di un Festival suonare settanta minuti scarsi. Forse perché la scenografia sul palco è talmente imponente e loro sono talmente bravi, che chissenefrega del bis, dei saluti e di qualche “grazie” sparato qua e là. Ai Queens Of The Stone Age bastano una manciata di successi (vediNo One Knows, seconda in scaletta) e gli strumenti in mano per entrare nel cuore dei presenti. Josh Homme e compagni sono delle macchine da guerra e la loro musica è un destro dritto sulla faccia di quelli che la stanno ascoltando.

Live Report a cura di Alessandra Sandroni
Un ringraziamento a Hub Music Factory

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