Live Report Thousand Eyes

@ Shibuya Cyclone, 13/08/2016

NEL CERCHIO DEI LUSSURIOSI

E’ sabato sera, e cosa può fare una metal-head il sabato sera a Tokyo? Ovviamente va a un concerto! (ma anche il lunedì, martedì, mercoledì… la quantità di live in questa città è davvero impressionante!). Questa volta Ondalternativa vola al Cyclone di Shibuya per assistere al “Reborn of Nightmare”, un evento al quale hanno preso parte i Veiled in Scarlet e i Thousand Eyes, band di cui parleremo in quest’articolo. Sono già le sei passate e sono in ritardo, il concerto iniziava alle sei in punto ma dato che il mio interesse era più mirato verso la band che si sarebbe esibita per seconda, i Thousand Eyes, me la prendo con comodo. La venue è al piano -2 (eh già, perché’ a Tokyo le venue sono quasi tutte nascoste nei palazzi, e a volte anche difficili da trovare per la mancanza dei cartelli), quattro rampe di scale sotto terra che mi ricordano l’inferno dantesco, elettrizzante! Una porticina mi fa accedere al secondo cerchio, quello dei lussuriosi, dove un devoto Caronte mi guida verso l’oscurità dove il delirio di anime dannate è già in preda al caos. E’ una serata all’insegna del Melodic Death Metal, ma quando i Thousand Eyes fanno finalmente il loro ingresso sul (mini) palco (mi stupisce che, data la loro popolarità, entrambe le band abbiano optato per un cosi minuto locale) lo stupore aumenta. La band, formatasi nel 2011 a Tokyo, ha sì nelle vene un sangue da vera band Melodeath, ma con l’aggiunta di un thrash che va a smorzare un po’ la monotonia che potrebbe crearsi in quel genere di metal. Kouta, leader e chitarrista principale della band (nonché produttore e song-writer dell’ultimo album) spicca subito per l’innato talento che travolge l’audience con degli assoli da pelle d’oca (soprattutto a metà show, dove si esibisce in ciò che definirei perfezione!). La semplicità e fluidità con cui il bel capellone maneggia la sua sei corde è da vero maestro, una padronanza che stupisce e ammalia, dove i riff non si sprecano e i gradi della scala diatonica rendono i pezzi armonici e melodici, nel loro essere divinamente martellanti. Nulla da togliere al secondo chitarrista, Toru, che pur essendo protagonista di un numero inferiore di assoli, non delude le aspettative. Continuo a seguire la performance di questa band (a me nuova) con un crescente interesse, osservando ogni minimo dettaglio, dai movimenti di ogni singolo membro al pubblico in costante head-banging, quasi come stregato e incapace di fermarsi. Un altro personaggio che spicca è il batterista Fumiya, da poco entrato a far parte anche dei Galneryus, dalle doti nascenti e di cui sentiremo sicuramente parlare in futuro. Da notare anche il bassista Akira e il vocalist Dougen, (una vera macchietta!) dallo spirito molto western e un cantato che varia dal growling al clean senza intoppi. Una setlist lunghissima, intervallata da diversi MC che caricano la pit e l’atmosfera, dove il pubblico incita e applaude (e ovviamente rimane in silenzio mentre la band si enuncia… siamo in Giappone, non dimenticatelo!) in una calda serata tutta melodeath. Una band che consiglio vivamente di seguire (e studiare) che vi stupirà fino in fondo! Lodevoli!

 

 

Setlist:

1. Bleeding Insanity

2. Leaving from Figment

3. Endless Nightmare

4. Dead Sorrow of Me

5. Dead night, Moonlight

6. Mirror Night

7. Sign

8. Cardinal Sin

9. Suicide Machine

10. Damnation Calling

11. Dark Salyer’s Requiem

12. Shades of Black

13. Final Reign

14. Eternal Flame

15. Last Rebellion

16. Bloody Empire

17. One Thousand Eyes

 

 

A cura di Tatiana Granata

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