Pixies – Beneath The Eyrie

Ho una fissa. Una fissa stupida lo so, non me lo dite. Difficilmente ascolto una band dopo il quinto disco, perché solitamente fanno dischi inutili dal sesto. Salvo rare eccezioni come Sonic Youth (se non ti piacciono hai un grosso problema, probabilmente ascolti musica di merda, perché sono la band che ha dato vita a tutto quello che ascolti), per me è così. Ed è una cosa molto buona questa. I Pixies però non sono arrivati nemmeno al terzo.  Attenzione, sfido chiunque a fare dei dischi come Surfer Rosa e Doolittle, credo piuttosto che dopo aver regalato al mondo due gioielli come quelli semplicemente non hai la forza di rialzarti. Non perché le aspettative del pubblico siano troppi alte, o perché le congiunzioni astrali non siano più favorevoli. È tutto molto più semplice. I Pixies hanno esaurito le cartucce dopo il 1992.

Questo settimo disco in 32 anni lo certifica a tutti gli effetti. Certo, tutti quanti correranno a scriverne bene, diranno che ci sono ottimi spunti, che la nuova bassista argentina Paz Lenchantin non fa rimpiangere Kim Deal, che il grandissimo Frank Black ha la solita voce strepitosa e ispirata.  Qualcuno adirittura si lancerá in descrizioni fantasticne tipo che il disco attraversa fasi oscure e momenti ironici, che è come al solito un disco affetto da psicosi bipolare.  Tutti eccitati per il grande ritorno di una band che ha scritto importanti pagine del rock. Ok, tutto vero. Resta il fatto che il disco non regge, manca freschezza, e non c’è un brano che renda credibile e odierno il lavoro della band di Boston.

È un bel prodotto per quarantenni che ascoltano la stessa musica dal 1987: “finalmente un disco con quei bei suoni che non sentivo da un po’”.  Mettetela come volete, ma Ready For Love, Death Horizon, e On Graveyard Hill non reggono il confronto con Debaser, La La Love You o Something Against You, giusto per citarne tre a caso.  Eppure per gli orfani di quei suoni, quelli che si lamentano della musica di oggi, della mancanza di spirito, che i giovani non capiscono, che non vivono più la musica come l’abbiamo vissuta noi, questo disco sarà una nota piacevole.

Un prodotto confezionato benissimo, fatto per chi è rimasto sepolto negli anni 90. Solido, corposo, ben suonato, cantato da Dio.  Tuttavia un disco che non si avvicina alla grandezza della musica che il quartetto ha ispirato nel corso delle generazioni, tantomeno all’altezza dell’immaginario psicotico che hanno sempre e sapientemente voluto creare intorno al nome Pixies. Chiaramente un’opinione personale la mia, che probabilmente farà incazzare molti di voi. Ma se c’è una cosa che ho imparato proprio da Band come queste, è fai ciò in cui credi e sbattitene di ciò che gli altri dicono di te. Onestà nel pensiero e nella musica, e indubbiamente riconosco questa attitudine in Black e soci. In ogni loro lavoro discografixo.  Ma Beneath The Eyrie, seppur ispirato anche nei testi, che non smettono di raccontare del quotidiano, della folliai e della mistica religiosa, dimostra il limite che hanno sempre avuto i Pixies: la grandezza artistica di Fransis Black che ha svuotato il gruppo di ogni slancio creativo, obbligandolo a sottomettersi alla dittatura musicale del leader.

Una band così non regge più di due dischi, per una ragione semplice: una band non è un progetto solista e necessità di spazi di confronto altrimenti soccombe. La carriera solita di Black lo dimostra, è prolifica e sempre interessante, mentre quel gioiello di band che aveva per le mani, è stata distrutta in meno di quattro album.  Ci saranno pure delle belle canzoni in ogni nuovo lavoro, ma una band è qualcosa di più. Deve essere qualcosa di più.  Una band è un modo di vivere, di stare insieme, di approcciare alla musica, e quando si trasforma in espressione di un anima sola, la band è fottuta. Da ascoltare quando torni a casa da scuola.

 

Tracklist:

  1. In The Arms of Mrs.Mark of..
  2. On Graveyard Hill
  3. Catfish Kate
  4. This Is My Fate
  5. Ready For Love
  6. Silver Bullet
  7. Long Rider
  8. Los Surfer Muertos
  9. St Nazare
  10. Bird Of Prey
  11. Daniel Boone
  12. Death Horizon

 

A cura di: ffgallarati

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