Voina – Alcol, schifo e nostalgia

Li avevamo lasciati un anno e mezzo fa con Noi non siamo infinito, un disco che era la summa del disagio generazionale e del pessimismo cosmico senza rimedio di questa seconda decade post anni zero. Ora tornano con un nome diverso e una line-up leggermente modificata, ma con lo stesso spirito del primo album e la stessa dissacrante amarezza: loro sono i Voina (senza più Hen), e si presentano con un disco uscito per l’etichetta INRI lo scorso 3 marzo che porta il titolo esemplificativo Alcol, Schifo e Nostalgia.

La band di Lanciano, capitanata da Ivo Bucci, realizza 10 tracce incisive e dal sapore rock, con un retrogusto punk e a tratti grunge, ognuna delle quali rappresenta le molteplici sfaccettature innestate attorno al fil rouge dello scontento esistenziale, calcando sul tasto della nostalgia, che è un po’ la risultante della consapevolezza che la realtà è uno schifo e un po’ il rimpianto per un futuro che diventa subito passato, senza mai essere stato prensente. Ovviamente, la scelta di affrontare in modo così ripetitivo (quasi ossessionante) aspetti tanto negativi con un atteggiamento che sembra non trovare rimedi e vie di fuga li espone ad una claustrofobica irrisolutezza, almeno dal punto di vista tematico. Ma questa è la storia che hanno deciso di raccontare e, nel farlo, riescono a mettere in piedi una struttura sonora decisa e risoluta che rende valido l’intero lavoro. La commistione tra riff distorti di chitarra e drumming ben sostenuti si amalgama bene con la corposità graffiante della voce del cantante, che a tratti ricorda quella di Davide Autelitano (cantante dei Ministri, ndr). In effetti, la vicinanza con il grunge nostrano dei Ministri si fa particolarmente evidente in pezzi come “Ossa” e “Il futuro alle spalle”, due dei capitoli più convincenti dell’album con velocità e modulazioni diverse, ma allo stesso modo marcati da una fondamentale densità.

Di particolare interesse sono anche “Morire 100 volte” e “Gli anni 80” , in cui l’aggressività del ritmo traduce il senso di rabbia nei confronti di una generazione passata che ha inevitabilmente destinato allo sfacelo quella presente. Il ritmo più sostenuto di pezzi come “Bere” o come “Io non ho quel non so che” (brano estratto per anticipare l’uscita dell’album) viene controbilanciato da sessioni più calme e mantenute (contenute in pezzi come “La provincia” e “Ossa”) creando un disco ben assortito, in cui non c’è spazio per fronzoli di alcun tipo.
I suoni, così come i sentimenti, arrivano diretti. Un buon disco, infine, ben fatto e musicalmente valido, che però lascia il desiderio di cercare altro nelle possibilità dei Voina. Vedremo se nel prossimo disco riusciremo ad avere questa svolta.

01. Welfare
02. Io non ho quel non so che
03. Bere
04. Ossa
05. Morire 100 volte
06. Gli anni 80
07. Il futuro alle spalle
08. Non è la Rai
09. Il jazz
10. La provincia

a cura di: Francesca Mastracci

7.5

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