Explosions in the Sky – End

Recensione a cura di Davide Capuano

End sembra essere tutto fuorché la fine per gli Explosions in the Sky: sette anni dopo la loro ultima fatica (The Wilderness), il quartetto texano simbolo del post rock torna sulle scene con un album che lascia i fan in apprensione fino al momento di schiacciare play. Già, perché di ‘fine’ in questo atteso ritorno c’è ben poco: anzi, se vogliamo, si può tranquillamente parlare di un nuovo inizio per Chris Hrasky e soci, un ingresso in una dimensione che dona una profondità nuova al loro stile, effettuato con gentilezza e che si sposa senza eccessivo sforzo con quei dettami più canonici del post-rock più chitarristico, dettati da loro stessi negli ultimi due decenni insieme ad altri mostri sacri del genere come Mogwai o Godspeed You! Black Emperor.

ph: Nick Simonite

Non fraintendiamoci, il marchio di fabbrica resta ben evidente in alcuni passaggi, ma ci sono ottime ragioni per supporre che i fan siano rimasti piacevolmente stupiti dopo un’attesa non da poco. Le percussioni e l’elettronica costantemente presenti in “Ten Billion People”, brano di apertura del disco, danno un feeling incalzante che si intona alla perfezione col triplice lavoro di chitarre di Smith, Rayani e James, fotografia ben nitida di quello che è il nuovo campo di esplorazione degli Explosions in the Sky: la visuale resta ampia e l’atmosfera sospesa e sognante, ma la scena diventa più densa e vivida, non necessariamente ancorata ad astrazioni sensoriali ma in qualche modo più vicina a descrivere la quotidianità di scenari prima inesplorati. Se l’opera della band poteva essere accostata facilmente a paesaggi naturalistici quasi onirici come quello illustrato sulla copertina di End, la sensazione ora è quella di avere una soundtrack adatta che riesca a raggiungere l’ascoltatore mentre percorre il suo tragitto casa-lavoro, o anche solo mentre osserva il traffico scorrere dalla finestra in un momento di statico caos, soffermandosi sui dettagli che animano lo scenario.

Ciò detto, la firma degli Explosions resta ben distinguibile, specialmente in brani come “Peace or Quiet”, dove la calma superficiale viene rotta da una delle loro classiche deflagrazioni chitarristiche, o nelle incursioni ritmiche di Hratski che accompagnano i ricchi intrecci e climax di distorsioni di chitarra, ma oltre ad una maggiore preminenza della componente elettronica traspare fortemente una nuova maturità compositiva, molto più cinematica ed avvolgente, capace di descrivere con più minuzia luoghi esteriori – “Loved Ones” sembra fluttuare in penombra sott’acqua, sospesa tra attimi di disorientamento e concilianti lampi sonori – o ancora nel sorprendente finale, “It’s Never Going To Stop”, fantastico crescendo di trame sonore che si incontrano tra chitarra e tastiera, rilasciando la propria potenza pur senza esplodere violentemente. Un’immagine, o se preferiamo un film, che efficacemente riassume la nuova cifra stilistica degli Explosions in the Sky, che riporta una nuova linfa di intensità alla loro poetica ricerca di quella bellezza sospesa che nell’universo post-rock si può trovare a volte tanto facilmente quanto capita di imbeccare vicoli ciechi di sonorità già percorse e ripercorse, ma non in questo caso: la strada davanti ad End appare ampia e luminosa, più del solito.

 

Tracklist:

1. Ten Billion People
2. Moving On
3. Loved Ones
4. Peace or Quiet
5. All Mountains
6. The Fight
7. It’s Never Going to Stop
Voto – 7,5

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