Intervista Mikey

Intervista ad un coraggioso cantautore italiano, trasferitosi a Londra da un po’ di tempo. Michele Schirru, in arte Mikey, ha composto il suo Album d’esordio “Where did the future go” prendendo ispirazione da un capolavoro rivoluzionario quale “1984” di George Orwell. Le sonorità del disco viaggiano tra contaminazioni strumentali ed influenze che hanno il sapore del rock/metal, condite con delle gradevoli atmosfere elettroniche industrial, in aggiunta ad intervalli vocali pop/rock. Un disco complesso, ambizioso, che stimola curiosità. Non abbiamo resistito ed abbiamo cercato di saperne di più.

Buona lettura

Ciao Mikey, grazie per averci regalato parte del tuo tempo. EccoTi le nostre domande:

Il tuo Album d’esordio dal titolo “Where did the future go” è un progetto molto complesso ed ambizioso. Prendendo spunto dal titolo: secondo te, dove sta andando il futuro discografico contemporaneo? Verso quale direzione? Ti senti di seguire la corrente o ti senti un pesce fuor d’acqua?

Mah, viviamo in un contesto che in parte si ritrova nell’album, una società dove tutto è veloce e si trasforma di giorno in giorno. Si richiede continua evoluzione per non essere lasciato indietro e si punta tutto sul concetto di produzione, oggi risulta tutto pressoché distribuito in maniera digitale perché questa sembra essere la consuetudine creatasi data dall’odierno stile di vita. Soprattutto nelle grandi città si percepisce questo dinamismo, super tecnologici smartphone e super stressati individui che corrono tra un appuntamento e l’altro, tra una canzone e l’altra. Non c’è più tempo di sedersi ed ascoltare un album dall’inizio alla fine, non c’è nemmeno l’intenzione in verità in quanto il mercato per adattarsi allo stile di vita ha continuamente prodotto artisti usa e getta da talent show buoni a far singoli, per quanto tirano vanno avanti ma in sostanza hanno una scadenza ben definita e limitata. Non mi sento affatto di seguire la corrente, o meglio, sono come individuo vittima e carnefice di questa società di business and targets ma nella realtà musicale mi soffermo di più sulla base concettuale e non mi basta un singolo, ho bisogno di ascoltare un concetto, un album. Questo è ciò che ho fatto con il mio lavoro basato su 1984, un album elaborato che ha un fondo da cui scaturisce una riflessione concettuale e musicale. Che possa piacere o meno, che possa essere di successo o meno, devo ammettere che non importa, a mio avviso l’importante è che ci siano ancora delle possibilità di esprimere appieno se stessi, se serve anche da soli e senza l’aiuto di una casa discografica.

Il tuo vivere a Londra ha stimolato ed influenzato la tua vena creativa rispetto alla realizzazione di questo disco. Da cos’ è nata l’idea che ha dato il via a questo lavoro?

A Londra devo tante cose tra cui la scintilla che ha fatto cominciare questo progetto musicale, una città bellissima ma notoriamente grigia e per questo ricca di malinconia, un po’ come me. Londra, città che ha dato vita ed ospitato tanti artisti in vari campi tra cui la letteratura, George Orwell fa parte della lunga lista. 1984 è un romanzo che lessi parecchio tempo fa e che mi colpì profondamente per la sua lucidità e atrocità nell’immaginario di una cultura e società così impossibile ma vicina alla nostra realtà. Una volta arrivato a Londra ho quasi rivissuto parte dei racconti e atmosfere e tutto è nato in via spontanea. Il disco nasce infatti a Londra nel 2011 quando venni per la prima volta ed è stato ultimato a Londra nel 2015. in questi 4 anni sono nel frattempo tornato in Italia ed ho vissuto in Danimarca per un periodo lasciando la musica un po’ da parte, ma solo nel momento in cui sono tornato a Londra nel 2013 tutto ha ripreso vita.

Esordire in totale autonomia. Una bella responsabilità. Una scelta coraggiosa l’autoproduzione completa di ogni fase del disco. Ci vuoi raccontare un po’ com’è andata fino ad ora e come sta procedendo la promozione dell’Album? Ci sono in programma anche delle esibizioni live?

Ritornando al punto 1 in questo mondo premia l’arrangiarsi da soli, nel campo musicale dominato dai talent show e dalla cultura usa e getta non puoi non seguire questa rotta. Fortunatamente il tanto impegno e qualche soldino speso in strumentazione hanno permesso di raggiungere un risultato accettabile, lontano dall’essere un prodotto perfetto da 100.000 euro, l’intero album mi è probabilmente costato non più di 500 euro. La promozione dell’album va benone, è senz’altro dura fare tutto da soli e non avere un ufficio stampa in grado di organizzare interviste o promozione radio etc, soprattutto fare i conti con il tempo da dedicare alla propria vita personale e lavorativa che fondamentalmente prende il sopravvento. Tuttavia, devo ammettere che la critica ha ben accolto e ci sono stati diversi blog e testate che hanno ripreso e recensito l’album, ovviamente anche voi ragazzi e per questo vi ringrazio! Al momento sto preparando un live acustico che dovrebbe prendere forma per l’autunno 2016 nei vari pub di cui Londra è piena, in realtà mi piacerebbe tirare su una band e risuonare il disco, se conoscete qualcuno magari fatemi sapere!

Abbiamo letto in giro che il singolo estratto dal titolo “ They are watching you ” lo hai definito “furioso e rassegnato”. Credi sia un po’ azzardato dire che è la descrizione di uno stato d’animo comune a tutti i brani dell’Album? Una contraddizione emotiva che genera comunque creatività. Sei d’accordo?

Beh si, la rassegnazione e la malinconia regnano… ma d’altronde parliamo di un album inspirato a 1984 di Orwell con uno sfondo culturale inglese, cosa vi aspettavate? Scherzi a parte penso che la mia personalità sia molto vicina a quelle emozioni e di certo il contesto in cui il progetto è nato ha aiutato senz’altro.

Prova a definire la tua Musica e la tua Arte come se fosse uno spot pubblicitario. Che slogan sceglieresti per meglio identificarla e farla arrivare al pubblico?

Bella domanda, la metterei così:

Mikey: un finto­artista­cantautore maledetto nato nel secolo sbagliato

Album: e se George Orwell in 1984 non stesse solo scrivendo un libro ma gli attuali scenari sociali? Un viaggio musicale attraverso un’atmosfera distopica e industriale.

Intervista a cura di Laura & Max – Mind the sound!

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