Leda – Memorie del Futuro

Se lo si ascoltasse senza sapere nulla di come e quando quest’album ha visto la luce, lo si assocerebbe immediatamente ad un certo filone alternative rock presente nell’underground italiano circa una diecina-quindicina di anni fa (“Ho continuato” sembrerebbe quasi essere uscita da una costola dei CCCP e “Pulviscolo” fa eco ai primi Verdena nelle loro note più cupe). E invece no, Memorie dal futuroè l’esordio discografico dei marchigiani Ledaed è stato registrato solo qualche mese fa presso l’Indipendente Recording Studio di Matelica.

Come il titolo che porta, l’album è una commistione di passato e futuro sia dal punto di vista stilistico che tematico.  Musicalmente infatti, come già accennato, le undici tracce che compongono il disco si diramano lungo sentieri che si destreggiano tra slanci new wave, incursioni psichedeliche tra trip-rock e prog (“Tu esisti”, “Distanze”, “Il sentiero”), il tutto innestato su un retrovia marcatamente garage (“Nembutal” in questo senso è uno dei pezzi che più rappresenta questa identità, sopprattutto nella seconda parte del brano). Ciò fa sì che il lavoro che ne emerge sia profondamente scandito da diverse modulazioni, con una cura compositiva attenta e variegata tenuta insieme da suoni abrasivi saturi di overdrive e atmosfere malinconiche.

Su questa linea dicotomica si gioca anche il songwriting, la cui produzione è il risultato di una collaborazione con lo scrittore Marino Saverini, membro aggiunto della band con il quale compare un meraviglioso featuring nella traccia conclusiva (“Il sentiero”) e che tocca con intensità e sguardo penetrante tematiche inerenti alla nostalgia dei giorni passati e al desiderio di cambiamento di quelli futuri, che pure saranno destinati a farsi ricordi anch’essi di un’esistenza perennemente in transito,“in fuga da tutto per non scappare da niente” come cantano in “Deriva”.

La carica emotiva dei testi, assieme al cantato caldo e soave ma al tempo stesso energico di Serena Abrami (nome già conosciuto nel panorama nazionale per la sua carriera da solista) si incontra dunque con  tappeti sonori contrassegnati da sonorità ruvide e sezioni ritmiche ben marcate, anche se mai troppo incendiarie (“Solchi” è forse il capitolo in cui il drumming si fa più veloce).

Infine, un bel disco, dal gusto vintage ma dal piglio originale. Come esordio, non dispiace. Ci aspettiamo che con i prossimi lavori, i Leda trovino maggiormente la loro cifra espressiva caratterizzante e destinata a far ricordate il loro nome (che pure già trae spunto da un personaggio mitologico). Ma per ora, un buon inzio!

 

Tracklist:

  1. Ho continuato
  2. Distanze
  3. Pulviscolo
  4. Nuovi stimoli
  5. Nembutal
  6. Tu esisti
  7. Assedio
  8. Deriva
  9. Icaro
  10. Solchi
  11. Il sentiero (ft. Marino Severini)

 

A cura di: Francesca Mastracci

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