Bravo – Pizza Harakiri

Punk rock band proveniente da Latina o power punk trio, come si legge in rete di loro, i Bravo arrivano con Pizza Harakiri al loro secondo lavoro in studio, a distanza di circa 7 anni dal primo LP, Apes In Space.

Nonostante le definizioni, per suoni e rimandi, con quest’ultimo disco sembra che i tre ragazzi abbiano compiuto una virata più esplicita verso un (quasi) più classico rock’n’roll (seppur sempre caratterizzato da un’energia non indifferente e mai calante). Rimangono i pezzi corti e incisivi tipici di punk rock e pop punk (sebbene già un poco più lunghi rispetto al passato), ma è come se nel periodo che ha separato i due album la voglia di melodia avesse sgomitato per farsi avanti e abbia finito per riuscirci.

Certo non mancano i riferimenti ai mondi musicali dai quali i Bravo nascono e ai quali sono legati, ma si fa sentire qui una qualche sorta di ricercatezza maggiore rispetto al 2011, che si rivela nella più esplicita articolazione dei brani e dei loro “percorsi” sonori.

Certo proprio per questo la difficoltà nel risultare credibili anche in Italia, pur rifacendosi ad un modello di rock così spiccatamente americano, aumentano. E qui qualche nodo, bisogna ammettere, viene in effetti al pettine. Ad esempio la pronuncia del cantato in lingua inglese, che era sostenibilissima in Apes In Space, si fa sentire più chiaramente in Pizza Harakiri nella sua “nostranità”, e qualche volta quindi stride un poco con il contesto compositivo cui è legata, così come la vocalità, che di per sé non avrebbe nulla di discordante col genere al quale si presta, risente di qualche difetto di intonazione che ogni tanto qui e là finisce per emergere e sporcare un poco la resa finale all’orecchio di chi ascolta.

Ciò non toglie che il disco resti un lavoro piacevole da sentire, super fruibile e apprezzabile, ma soprattutto, cosa non così facile da trovare, ben coerente in sé stesso, col valore aggiunto del “fatto in Italia”, ovvero carico di quel coraggio del quale chiunque punti a fare bene (e sempre meglio) un certo tipo di musica, in un paese che tipicamente viene associato a tutt’altri suoni, deve essere dotato.

In questo senso forse questo coraggio potrebbe essere messo in campo ulteriormente in un prossimo lavoro premendo sul pedale dell’acceleratore in termini di personalità e rischiando un poco di più per ottenere un lavoro dalla cifra stilistica sempre più propria e riconoscibile, ma per un secondo album, peraltro autoprodotto, siamo già ad un buon livello di “carattere” e la sufficienza è decisamente superata.

 

Tracklist:

  1. The Living End
  2. Black & White
  3. Guru Meditation
  4. Hard Line
  5. Where Did You Go
  6. Mr Brave
  7. Get It Off
  8. Not Here
  9. Middletown
  10. High Tide

 

A cura di: Daniela Raffaldi

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