Intervista De Staat

Mediolanum Forum, Assago (MI) mercoledì 18 maggio 2016.

La band che abbiamo intervistato questa volta, si chiama De Staat: cinque ragazzi che direttamente dall’Olanda, ci portano il loro alternative rock, ma con influssi molto hardcore. Formati nel 2006, Torre (lead vocals, rhythm guitar, percussion), Rocco (keys, synthesizer, percussion, rhythm guitar, vocals), Tim (drums), Vedran (lead guitar) e Jop (bass guitar, synthesizer, backing vocals) sono stati scelti quest’anno come opening band per il Drones World tour dei Muse, toccando Germania, Belgio, Italia e Spagna. Rovistando nei meandri della rete però, scopro che il gruppo ha un approccio molto singolare nel far musica, una band unica nel suo genere e che quindi non poteva mancare nel repertorio di Ondalternativa.

Ciao ragazzi e benvenuti in Italia! Prima di tutto grazie per essere qui con Ondalternativa.

Tutti: Ciao, è un piacere!

Allora, raccontateci un po’ di voi. Quando e com’è cominciato il viaggio dei De Staat? Se non erro, era un solo project all’inizio?

Torre: Sì, il primo album l’ho fatto completamente da solo a casa mia, ma dopo averlo terminato, ho pensato “Ho bisogno di mettere su una band e fare concerti” e così poco dopo si sono uniti tutti gli altri e da quel momento i De Staat sono diventati una realtà.

Il primo album è stato opera mia, ma dal secondo in poi abbiamo sempre lavorato come un vero team. Come descrivereste l’evoluzione del sound dei De Staat?

Torre: mm… siamo migliorati?! (risata generale)

Qualche dettaglio in più?

Rocco: Siamo diventati una band! O meglio, all’inizio Torre scriveva le canzoni dal suo punto di vista, ma dopo la formazione dei De Staat, ha iniziato a scriverle più dal punto di vista di un gruppo e quello fu il primo grande passo, penso. Dopodiché abbiamo iniziato a esaminare ogni singolo aspetto e ogni singolo pensiero che ogni membro aveva, chiedendoci dove volessimo andare e cercando ogni volta nuovi vibes.

Torre: Il secondo album è stato improntato su come volevamo essere e il terzo è stato interamente programmato con più percussioni e un sacco di cose aggiunte alla musica di base, alcune volte anche con dei flauti che hanno reso il tutto molto ballabile. Il secondo album è più dark rispetto agli altri, ma l’ultimo è notevolmente più concentrato sui ritmi e tempi, più chiaro, ma allo stesso tempo molto semplice. Per il momento non ci sono piani su dove andremo, ma ogni album deve essere diverso dagli altri.

Tim: Penso che per poter rispondere meglio alla tua domanda, dobbiamo dire anche cosa e’ rimasto invariato, come nel secondo album Machinery, volevamo avere il nostro sound personale, il sound di cinque persone che lavorano insieme. Siamo sempre alla ricerca di nuove idee, ma c’e’ sempre qualcosa nella musica dei De Staat che si ripete, che è sempre lì, mentre altre vanno e vengono.

Torre: Sì, la nostra musica ha sempre avuto un sacco di percussioni, molto ritmata e credo che questo sia proprio il genere che ci piace. Anche nell’ultimo album abbiamo “rubato” i ritmi di diversi generi musicali, come anche l’Hip-hop, aggiungendoli poi al nostro rock.

Pensate che il cambiamento radicale, dello stile di vita, cui siamo andati incontro negli ultimi anni, abbia influenzato anche il modo di fare musica in generale?

Torre: Non ne sono sicuro, ma a volte puoi notare come le canzoni si siano accorciate e c’e’ sempre una reazione a ciò che accade in quel momento. Anni fa’ potevi trovare tanto in una sola canzone, ma col passare del tempo è come se si stessero svuotando, in termini sia di contenuti sia di musicalità. A essere sincero, tutto questo cambiamento lo cito personalmente anche nei nostri pezzi.

Tim: Penso che anche la musica Pop sia diventata più frenetica. Tanto è cambiato nel corso degli anni e tanto ancora cambierà, ma essere un musicista ora o esserlo stato prima non cambia, devi comunque lavorare duro. Positivamente però, ora penso che ci sia più creatività almeno, anche per l’evoluzione tecnologica che ci permette di incidere un album in diversi modi.

Rocco: Sì, lo scrivere canzoni non è cambiato negli anni, ma il modo in cui presenti il tuo lavoro alle persone si.

Torre: e così anche per la musica… (pensa un po’) domanda difficile!

Scusate ragazzi (rido)

Rocco: No, no, è interessante, nessun problema.

Torre: Magari puoi elaborare di più la domanda?

Ok, prendiamo i testi ad esempio. Mi ricordo che negli anni 90 le canzoni avevano un altro spirito, un altro effetto sulle persone, erano usate per lanciare dei messaggi ben precisi o andavano a toccare argomenti particolari. Al giorno d’oggi si sentono parecchie canzoni parlare di delusioni d’amore o addirittura di nulla in particolare, testi scarni e privi di senso, ed e’ ok qualora parlassimo di dance music dove l’unica cosa che vuoi fare e’ ballare, ma…

Torre: Prima mi avevi detto di aver letto alcuni dei nostri testi?

Sì.

Torre: Cosa ne pensi? In questo contesto…

Hey, non dovrei essere io a fare le domande? (risata generale) Ad esempio, l’ultima canzone che avete suonato stasera “Witch Doctor” ha delle liriche fantastiche, per non parlare della musica. Non sono sicura di aver afferrato il vero significato, ma quando ho visto il video su Youtube per la prima volta e ascoltato il testo, la prima impressione che ho avuto è stata quella di una massa di persone, noi stessi, controllata da questo “dottore” ovvero il governo, che ci dice cosa fare o come vivere. Alla fine del video, l’orda di gente che si muove in circolo attorno a te e poi si libra in aria, l’ho vista come il ribellarsi e liberarsi dalle catene con cui questo “burattinaio” ci dirige. Probabilmente non ho carpito il giusto, ma questo è ciò che “Witch Doctor” mi ha trasmesso.

Torre: No anzi, direi che c’eri quasi perché la canzone va a toccare proprio quell’argomento.

Ok, scusate se non ho capito del tutto il significato, ma anche la musica ti accalappia talmente bene che mi ha dato quell’idea (risata generale).

Rocco: No, no, è fantastico che hai afferrato tutto ciò.

Tim: Quando abbiamo scritto quel pezzo, l’idea era quella che ci hai appena descritto tu, è là tra le righe, anche se un po’ diversa, ma questo ci mostra anche come le liriche siano diversamente interpretlabili … intrepretlabili … interpretabili… (risata generale).

Rocco: Interpretablibili

Ok, io non ci provo nemmeno (ridono).

Tim: Ok, diciamo che sono aperte a diverse interpretazioni. Non è come una canzone che dice “Hey let’s dance” o “Hey let’s have sex” e il significato in quel caso è diretto… (pausa riflessiva) No aspetta, mi sono perso, cosa volevo dire con questo? (ride).

Stavi dicendo…

Rocco: sì esattamente, ed è bellissimo che tu abbia captato qualcosa che nemmeno io, che suono questo pezzo da tre anni, non avevo mai pensato prima, ma è figo e penso che la musica debba essere così. Deve trasmetterti qualcosa, soprattutto emozioni e la possibilità di esprimere un qualcosa. Perché, se voglio ballare basta che metto su un pezzo fatto di ritmi e percussioni che vada avanti all’infinito, non vado ad ascoltare una band… ma dietro Witch Doctor c’e’ proprio una storia.

Oh, questa sarebbe stata la mia prossima domanda! Com’è stata partorita Witch Doctor dunque?

Torre: la storia è iniziata quando stavo ascoltando un artista della scena dance anni 90 che noi chiamiamo hardcore…

Sì, devo dire che in Witch Doctor si captano dei pezzi puramente Hardcore…

Torre: ed è perfettamente azzeccato, perché l’intero brano è basato su quel genere musicale. Ciò che ho fatto non è stato altro che prendere degli elementi di Hardcore e riarrangiarli di modo che potessero essere suonati da una band con veri strumenti. All’epoca, quando la scrissi, cercai di mettere più rabbia ed energia possibile nella musica. Il testo parla di questo Dottore fasullo, hai presente quelle persone che cercano di curare i pazienti con delle medicine alternative o addirittura false? Ma parla anche di populismo. Di come i leaders convincano la massa di persone ad unirsi nella loro battaglia al nulla… e il video tratta proprio quello. Io nelle vesti del dottore, del leader, a volte burattinaio, ed attorno a me la moltitudine che mi segue e quando prendono il volo, sta a significare che il Dottore ha il pieno controllo su tutti. Comunque è figo che tu abbia chiesto tutto ciò perché solitamente nelle interviste mi chiedono solo di musica, ma sapere che ci sono delle persone che prestano attenzione anche ai testi e’ davvero un onore.

Vedete delle differenze da paese a paese quando vi esibite in giro per l’Europa, rispetto all’Olanda?

Tim: Sì, nel sud dell’Europa le persone sono davvero entusiastiche e pazze.

Torre: E’ difficile paragonare l’Olanda con altri paesi perché ci siamo esibiti lì per tutta una vita, ma ora possiamo dire che iniziamo a vedere delle differenze tra il nord ed il sud d’Europa.

Come ad esempio, percepire energie diverse che vi trasmette il pubblico?

Torre: Sì, come l’Italia. Milano è grandiosa… in Spagna e Portogallo le persone sono passionali e vogliono sempre ballare a tempo di musica, ma quello di Milano è stato il miglior concerto finora. Abbiamo suonato anche in Svizzera e Austria, è stato bello, ma lì le persone ti stanno più ad ascoltare antiche’ divertirsi ed esultare e quando sei sul palco, è strano vedere un pubblico che non si muove.

Qual è la prima cosa che vi viene in mente sentendo la parola “Rock”?

Torre: una chitarra

Tim: una pietra

Rocco: duro (ci pensa su’) Praticamente una dura chitarra fatta di pietra (risata generale).

E cosa invece con la parola “Convenzionale”? (Per far capire meglio le risposte, in inglese la parola “convenzionale” si traduce in “Square”)

Torre: Squarepusher… è un musicista, ma fa solo musica elettronica.

Rocca: uomo completamente fuori di melone…

Tim: mm la prima cosa che mi viene in mente sentendo “Convenzionale”? (Square)

Torre: Non dire il mio nome!! (risata generale)

Tim: No, stavo pensando alla nostra musica veramente, perché possiamo essere collegati al rock, ma abbiamo anche così tanti generi mischiati nel calderone… quindi non di certo convenzionale…

Rocco: ed è forse anche per questo che sulla copertina del nostro nuovo album c’è raffigurata una O e non un quadrato, che ha angoli e limiti, un cerchio invece è senza fine.

Tim: esatto, questo è esattamente il punto che stavo per fare.

Ed è anche per questo che vi ho fatto questa domanda…

Tim: (ride) sì, e ci hai anche messo in crisi esistenziale (risata generale).

Oh mi spiace…

Rocco: non ti preoccupare noi attraversiamo costantemente una crisi esistenziale.

Torre: crisi esistenzialimistica

Esiste anche quella?

Torre: Esistenzialisistica…

Ok mi arrendo… (risata generale)

Rocco: (dice qualche nome a caso in francese)

Torre: Ok, prossima domanda.

Come una canzone o genere musicale potrebbe essere anticonvenzionale per voi? Cosa vi attira maggiormente quando ascoltate un pezzo per la prima volta?

Tim: Be’ la prima cosa è “Mi fa muovere?”. La maestria e il ritmo sono molto importanti, ma per me non deve essere necessariamente anticonvenzionale, anche il pop più commerciale può essere bello se fatto bene.

Rocco: Sì, o anche la musica folk come Simon & Garfunkel.

Tim: Torre tu cosa ne pensi?

Torre: Mi sono dimenticato qual era la domanda… (ride) (indicando un camion parcheggiato accanto al tourbus) Stavamo discutendo sul colore di quel camion… Rocco dice giallo e Tim verde…

Tim: No, ho detto blu! (ride) la domanda riguardava cosa ti piace di più di una canzone…

Torre: Ok, io sono appassionato di “trasparenza e limpidezza”, non sono sicuro se esiste un aggettivo corretto per definire ciò, ma in poche parole è quando ascolti un pezzo e ti prende subito e penso che la migliore canzone in assoluto sia quel brano che, non importa a che punto inizi ad ascoltarlo, lo riconosceresti subito.

Tim: Esatto, si tratta di essere orecchiabile dal primo secondo all’ultimo.

Rocco: e per quanto riguarda la limpidezza, per me è come nella musica Hip-hop quando usano la 808 (Roland TR-808. n.d.r.) e il suono diventa super e mi fa venir voglia di ascoltare la canzone per decine di volte in loop, e lo stesso vale per ogni strumento… aspetta però, ora mi sa che sto complicando la risposta… (risata generale).

Torre: (mi guarda) in bocca al lupo con la trascrizione! Non t’invidio…

Sì, devo ammettere che non m’invidio neanche io, molto probabilmente ora che finirò sarete arrivati a pubblicare il vostro decimo album… (risata generale).

Tim: Dici che diventerà un libro?

Mah, veramente pensavo più a una serie… vanno di moda ultimamente (risata generale). Ok, direi che ci siamo… un messaggio per i vostri fan italiani?

(ed ecco il caos scendere sulla terra)

Torre: A presto!

Tim: Vi amiamo!

Rocco: Sono figo! (p.s. lo ha detto in italiano)

Oh, sapete parlare italiano?

Torre: Prego!

Tim: Arrivederci!

Rocco: Grazie!

Tim: Buona sera!

Rocco: Ciao Bella!

Torre: Cappuccino!

Tim: Rocco Siffredi!

Oooook, direi di tagliare qui’ prima di degenerare!

(ridono tutti)

Grazie mille ai De Staat, alla loro simpatia e al loro super show di questa sera! Per chi volesse vedere il video di cui si parlava nell’intervista “Witch Doctor” Eccolo!

 

A cura di: Tatiana Granata

 

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